Scritto da angelino tedde

Eravamo un gruppo di nove ragazzini, in Chiaramonti, nel rione de Sa Niera: nei pochi metri quadrati di via Garibaldi 17, il più grandicello era Giuanninu mentre Angelinu, Ico, Faricu quasi coetanei; le ragazze: Margherita, Giannedda, Giuannina, Toiedda e Matteuccia, queste, mie sorelle. Si giocava insieme dalla mattina alla sera, scorrazzando tra la casa Grixoni e quella meno agevole dei fratelli Pisanu: Placida, Ottavio, Giulio, Toeddu.
Corsa, bagliaroculos, imbrestia (gioco al sasso piatto) monteluna e le ragazze, a brucio, saltellando ad una gamba dentro i quadrati disegnati con la carbonella.
Spesso si sconfinava nella stradina a larghe scaline che portava in via Cavour, quasi dentro la casa di zia Lucia Tedde e più in là di zia Ziziglia, la più insopportabile insieme a zia Mariantonia, che vigilava da un piano sopraelevato, all’angolo, del vicoletto, che portava alla strada più alta de sa Niera. Non potevamo che stare insieme dal momento che Giuanninu, Ico, Margherita e Giuannedda erano figli di zio Peppeddu Biddau e di zia Leonarda Porcheddu che abitavano il piano sopraelevato al nostro di proprietà di zia Filomena Tedde, emigrata a Perfugas con zio Bachisio Ortu.
Sotto, in quella che era stata la casa prima di mio bisnonno Antonio e poi di mio nonno Matteo, stavamo noi, figli di Angelinu Tedde, senior, e di Serafina Linda Piras.
Nostri dirimpettai erano Giuannina e Faricu, figli di zia Marietta Succu e di zio Giuanne Tolis.
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Scritto da angelino tedde
Curare gli ingressi per il rispetto che si porta ai visitatori che siamo certi aumenteranno: si pensi soltanto alla piccola colonia inglese che sicuramente porterà altri gruppi di visitatori nel periodo estivo.
Io penso che se il Sindaco, magari in deltaplano, circumnavigasse il Monte di San Matteo, si
renderebbe conto degli sconci. Non ci vuole molto: basterebbe incaricare il consorzio della raccolta dei rifiuti e la vista dal monte migliorerebbe anche a ovest, dove però c’è l’insidia di una talpa che di tempo in tempo scava sotto la rocca più debole. Vogliamo andare alla ricerca di qualche “siddadu” oppure si pensa che chiunque possa impunemente scavare ed accaparrarsi, per i propri usi e consumi, gli spazi pubblici non recintati? Costa molto al Comune recintare ciò che appartiene alla comunità e tenerlo con sana igiene e magari mettendo a dimora delle piante come egregiamente si sta facendo lungo su Jomperi col recupero dei castagni? Il verde oggi è più prezioso dell’oro.
Si prenda l’esempio dai recinti e degli avvisi che vengono messi nelle riserve di caccia. Dobbiamo perdere il patrimonio del Comune e lasciare che chiunque abusivamente costruisca rovinando l’incanto dei tre colli: San Matteo, Codinarasa-Monte del Carmelo, Monte Ozastru? Guardateli dall’abbeveratoio di Spurulò e ne noterete l’incanto. Educazione al bello, educazione al colore, educazione al verde e ossigeno per i nostri già inquinati polmoni.
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Scritto da angelino tedde
Alla stessa maniera con cui amiamo noi stessi nella nostra identità corporea e spirituale dobbiamo amare il nostro paese.
L’altezza, il colore della pelle, la presenza o l’assenza di capelli; il modo di vestire e di camminare possono piacerci o infastidirci, ma certo non possiamo buttare via quanto in noi non ci piace o non piace agli altri sia nell’aspetto sia nell’indole. A volte possiamo essere prepotenti, autoritari, irriguardosi, critici verso tutto e tutti, ma ciononostante non ci buttiamo via. Possiamo solo emendarci, migliorarci, attenuare i nostri difetti o incanalarli verso atteggiamenti più proficui.
Quando un prepotente o un autoritario soccorre i deboli esercita un’azione contraria ai propri difetti. Quando ci chiniamo umilmente verso chi soffre o accettiamo le umiliazioni con dignità, manifestiamo il desiderio di migliorare noi stessi.
Gli stessi difetti fisici e morali potremmo notare nell’assetto urbano di Chiaramonti.
Partendo dall’alto verso il basso possiamo osservare come certe famiglie chiaramontesi si sono date a scalare letteralmente la rocca senza pensare minimamente a salvaguardare il paesaggio, la veduta del monte e la storia.
Grazie alle case che assediano il Monte San Matteo non possiamo più effettuare scavi alla ricerca dei reperti del castello. La zona est, nord est e sud est, sembra agli archeologi irrimediabilmente persa.
Qualcosa resta nella zona ovest tra porcilaie in abbandono e discariche abusive di auto e tricicli, frigoriferi e lavatrici, lamiere vecchie e reti. Un vero sconcio per chi visita l’imponente rocca e torre campanaria della chiesa sul monte.
La nuovissima strada costruita qualche anno fa a monte e parallela a quella di San Giovanni, con muri di cemento armato, ha sigillato per i secoli futuri quell’abbondante materiale di sedime che gli abitanti coevi al castello ci hanno tralasciato.
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Scritto da angelino tedde

Volendo concludere il discorso sul paesaggio urbano non si può dimenticare quello rurale dove numerose case sparse hanno letteralmente infestato impudicamente il territorio. Quelle d’interesse architettonico sono certamente nel Sassu gallurese, i cosiddetti stazi. Leggi tutto »
Scritto da angelino tedde
Certamente il rione de sa Niera è andato sviluppandosi tra Otto e Novecento, dato che la caserma risulta coeva alla Casa Comunale-Scuola edificata in Pala ‘e Chercu e non
lontana da s’Ulumu, nel 1874. Entrambi questi edifici, in via di restauro, offriranno servizi culturali utili allo sviluppo turistico-culturale del paese, dal momento che sembra che nel primo dovrebbe rifiorire la Biblioteca e nel secondo il Museo etnologico del mondo contadino e pastorale.
Non mancano all’interno dell’area urbana le chiese: l’oratorio del Rosario, forse costruito a metà del Seicento e la chiesa del Carmelo coeva all’abbattuto seicentesco Convento del’Ordine
dei Carmelitani di antica osservanza, le cui carte sono a disposizione presso la Biblioteca dei Beni Culturali di Sassari (Universitaria).
Alle appendici del Monte de Cheja si trova la chiesa di San Giovanni, edificata ai primi del Novecento. Queste tre chiese, oltre alla parrocchiale di San Matteo, offrono ai compaesani del primario agglomerato urbano l’occasione di meditare sui nostri santi patroni durante il ciclo liturgico, ma all’occorrenza possono essere utilizzate per convegni e manifestazioni musicali. D’estate, qualche volta lo si è fatto, offre ampio spazio anche l’aula della chiesa di San Matteo del monte con il suo fascino seicentesco e l’essere collocata proprio sull’area di sedime del Castello dei Doria.
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Scritto da angelino tedde
Il tema l’ho già trattato in due occasioni su patatu.it vorrei continuarlo in questo sito.
Premesso dunque che dobbiamo amare il paese perché rafforza la nostra identità e fa parte della nostra storia, aggiungo che dobbiamo amarlo segnalando anche le cose che non vanno e che lo deturpano, rendendo disagevole la vita dei suoi cittadini.
Ad esempio è incantevole vedere come la popolazione di questo borgo abbia scelto con tenacia di vivere arroccato sulle tre colline di Monte ‘e Cheja (470 ) di Cudinarasa (462 m.), del Carmelo (455) e infine, sul
pianoro di Codinas (430), quasi in groppa a tre verdeggianti muli e poi sulla lunga coda. Certo Chiaramonti non è stato sempre così. Dopo carruzzu longu, carruzzu ‘e ballas, carrela longa e piatta, costruite con la testa in su quasi a sfidare il monte, ha preferito adagiarsi alle pendici delle tre colline seguendo le isoipse e organizzandosi ad anfiteatro, alla base del quale, a fine Ottocento, ha scelto di costruire la chiesa parrocchiale cuore pulsante della vita cristiana della comunità. Ivi si viene battezzati, comunicati e confessati; ivi si viene cresimati, ci si sposa e si dà l’arrivederci per la vita eterna. Il ciclo della vita si apre e si chiude nella chiesa di San Matteo, santo protettore donatoci dai Doria.
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Scritto da angelino tedde
Il nostro concittadino prof. Gianni Marras, già professore di Musica nelle scuole medie inferiori e professore di Pedagogia e Psicologia nelle scuole superiori, ha raggiunto la difficile e ambita meta di dirigente scolastico. Ha preso servizio qualche giorno fa come prima sede a Pattada.
A lui e alla sua famiglia porgiamo vivissimi auguri di buon servizio nel campo così difficile della direzionedelle scuole. Le basi per l’inizio del corso di direttore scolastico prof. Gianni Marras le aveva poste con la laurea in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Sassari con una tesi su L’istruzione elementare a Chiaramonti dal 1860 al 1911 con la relazione del prof. Angelino Tedde. A questa meta è da aggiungere anche la specializzazione in Archeologia medievale del figlio Gianluigi con una tesi sulla rocca di
Chiaramonti, dopo scrupolose ricognizioni su quanto di reperti restano dell’antico castello, edificato nel 1350.
Al giovane specializzato archeologo i nostri auguri di fecondo lavoro nell’ambito del sistema delle ville medievali del territorio di Chiaramonti.
Altra notizia di rilievo ci sembra la pubblicazione a cura di Laura Villa nostra concittadina di un saggio fotografico su personaggi ed eventi avvenuti in Chiaramonti tra Otto e Novecento. Peccato che le didascalie delle foto risultano talvolta inidonee, sicuramente per l’imperizia della redazione della casa editrice che ha stampato la pubblicazione. Sarebbe stato sufficiente prendere come esempio l’album fotografico storico inserito nella collana della Einaudi per evitare che le didascalie delle foto risultassero poco curate. Costava poco infatti indicare oltre il numero della foto, senza scriverci foto, anche il luogo in cui queste sono state scattate, l’anno della ripresa e il contenuto delle immagini, talvolta espresso in modo impacciato.
Rilevante e insolito il riferimento alla datazione di un ventennio( anni quaranta cinquanta). E’ già appena accettabile il riferimento ad un decennio, indicare un ventennio è davvero eccessivo. Questi richiami dovranno esservi utili per pubblicazioni dello stesso genere.
Ad ogni buon conto, con tutti i difetti, alla biblioteca sulla storia di Chiaramonti si è aggiunto un altro volume.
Angelino Tedde