Scritto da carlo moretti
Programma
“Insieme per l ’Ambiente” - Chiaramonti 21 maggio 2011
1) Ore 10:00 – Piazzale Scuole – Inaugurazione giornata.
Saluti: Sindaco, Assessore Ambiente Provincia di Sassari e Dirigente Scolastico I.C. Pais Serra di Nulvi.
La biblioteca comunale propone lo spettacolo teatrale “ Il Mago di Oz” della Compagnia “ Teatro S’Arza” di Sassari.
2) Giardini Pubblici . “Guardiamoci intorno” . Mostra grafico pittorica degli studenti dell’Istituto Comprensivo “F. Pais – Serra” di Nulvi.
3) – Mostra Concorso fotografico con tema “ Click …Natura e paesaggi dell’Anglona”
4) – Esposizione di “Flora Mediterranea” ad opera dell’ Ente Foreste della Sardegna.
6) – A cura della Biblioteca Comunale “ Biblioteca in piazza”.
7) – Mostra d’arte.
8) Videoproiezioni sulle risorse ambientali e archeologiche del nostro territorio.
(A cura del prof. Mario Unali – durante concerto)
10) Ore 17:00 . Sala Consiliare . Convegno e dibattito.”Tutela del territorio e prospettive energetiche”.
- Partecipano:
- Galleu Roberto (Presidente dell’Associazione cult.mus. Gruppo XXL);
- Marina Manghina (Assessore cultura del Comune di Chiaramonti;
- Dr. Claudio Maullu (Ufficiale Corpo Forestale) “Tutela del territorio”;
- Prof. Pietro Luciano (preside Facoltà di Agraria Università degli Studi di Sassari)
“La gestione ottimale delle sugherete”.
- Prof. Lorenzo Antonio Chessa ( docente Facoltà di Agraria Università degli Studi di Sassari)
“invasioni biologiche nelle acque interne: Il caso del gambero della Louisiana”.
– Dr. Gian Luigi Marras (Archeologo) “Insediamenti medievali nell’Anglona”
- Ing. Luca Dessena (Ingegnere Ambientale) “ Gestione ecosostenibile dei rifiuti”;
- Dr. Gavino Calaresu e Dr. Gian Luigi Pinna (Responsabili Ente Foreste Sardegna) “Ambiente, Foreste ed Energia”,
- Dr. Yuri Unali (Futuro e biotecnologie)
Dibattito.
- Moderatore Dott.Mauro Savioli (Responsabile Nazionale Medici per l’Ambiente)
11) Francesco Piu e Gavino Loche in Concerto. Giardini Pubblici . ore 20:30.
Conduce la serata: Azzurra Solinas. Ingresso gratuito.
Siamo a disposizione per inviarvi ogni ulteriore informazione sull’iniziativa.
Considerata l’importanza della manifestazione in ambito locale e non solo e certi della Vostra fondamentale diffusione, Vi porgiamo Distinti Saluti.
IL PRESIDENTE
Roberto Galleu
Scritto da angelino tedde
Come potrei riconoscere la mia identità se non avessi la memoria del mio passato? Non solo è scritto sull’estratto dell’atto di nascita e sulla carta d’identità, ma nella memoria dell’infanzia quando i miei compagni mi chiamavano col nome e cognome, più spesso col soprannome. Per dieci anni il mio nome e spesso il mio cognome lo pronunciavano le donne e gli uomini del vicinato, specie se combinavo qualche marachella.
A volte, più che col cognome, m’indicavano come su fizu de Angelinu Tedde, o semplicemente, fizu de Serefina Pira, dato che nella zona viveva una cugina di mamma, anziana, chiamata Serefina Soddu.
La mia identità veniva data anche dall’indicazione del rione in cui abitavo, sa Niéra, memoria persa di un’antica ghiacciaia oppure ricordo collettivo della neve che in quel pendio esposto a nord di Codinarasa, sostava più che in altre parti del paese; neve, così familiare tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento. Quanti candelotti di ghiaccio strappati alle tegole dei tetti bassi e consumati come gelati!
A ricordarti la tua identità poi, sempre nel vicinato, c’erano i compagni Giovannino e Ico Biddau, Faricu e Giovannina Tolis, Margherita e Giovanetta Biddau, i fratelli Pisanu e le sorelle Ruju-Cossiga, per dire soltanto dei ragazzi e delle ragazze. C’erano poi gli adulti: zia Domenica, zia Leonarda, zia Marietta, zia Nannedda, zia Mariantonia. Non sto a citare gli uomini le cui immagini si sono stagliate nella memoria cadenzate dall’incedere dei cavalli o degli asinelli che cavalcavano oppure a piedi, ricurvi, con la bisaccia ripiena e con gli arnesi da lavoro sulle spalle.
Infine, c’era la strada, via Garibaldi, e le strade e piazze adiacenti dove si andava a giocare rumorosamente: Caminu ‘e Litu, Piatta ‘e Caserma, Codinarasa su Mulinu ‘e su Entu.
Queste relazioni con le persone più vicine, con i luoghi presso cui sei vissuto, sono quelle che t’imprimono un marchio indelebile che solo la follia e la perdita totale della memoria possono toglierti.
Potrai vivere nelle lontane Americhe o in Australia, in Belgio o in Germania, in Piemonte o in Lombardia, a Varese o a Busto Arsizio, a Pinerolo o a Torino, a Catania o a Napoli, ma la tua identità non si cancella e con essa la memoria delle tue origini, con tutta la ricchezza delle emozioni che suscitano.
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Scritto da carlo moretti
Il Gruppo XXL in collaborazione con l’Istituto Comprensivo “Pais Serra” di Nulvi, con il Comune di Chiaramonti, la Pro Loco Chiaramonti e la Provincia di Sassari, organizza due concorsi, il primo fotografico, intitolato “click … Natura e paesaggi dell’Anglona” suddiviso in due fasce di età: 1ª fascia fino ai 14 anni e 2ª fascia dai 15 anni in poi e partecipazione gratuita.
Il secondo concorso grafico/pittorico per bambini, intitolato “Insieme per l’Ambiente – Guardiamoci intorno”, è riservato a tutti i bambini e alunni della scuola primaria e secondaria di 1° grado di Nulvi, Chiaramonti e Martis.
Il termine della consegna degli elaborati sarà il 30 aprile 2011.
Di seguito è possibile visualizzare i regolamenti dei concorsi:
Le premiazioni avverranno il 21 Maggio durante il concerto che si terrà in piazza Della Costituzione.
Altre informazioni potranno essere reperibili nel sito del Gruppo XXL: www.gruppoxxl.it
Scritto da Gianluigi Marras
Il 12 dicembre 2009 si è tenuto a Martis l’incontro “Anglona Medievale. Villaggi Medievali Abbandonati. Storia Documenti Archeologia”, organizzato dall’unione delle ProLoco dell’Anglona in collaborazione con il Comune di Martis e il Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari.
La conferenza è il coronamento della manifestazione “Ajò in Anglona” che si è svolta durante la primavera e l’estate in buona parte dei paesi dell’Anglona, con lo scopo di mettere in evidenza i valori e le ricchezze locali, di tipo culturale, naturale e turistico. Con tale appuntamento, che le ProLoco hanno intenzione di ripetere a scadenza annuale, si vuole allargare questa manifestazione all’ambito scientifico-divulgativo, allungandone inoltre l’arco di tempo coperto.
Per dare un breve inquadramento storico sul tema dei villaggi medievali abbandonati bisogna ricordare che fra il XIV e il XV secolo si verificò in Europa un momento di riassetto demografico ed economico dovuto ad una serie di eventi negativi quali la peste nera del 1348, varie guerre e continue carestie. Tale riorganizzazione portò alla scomparsa di migliaia di insediamenti rurali in tutto il continente, pur con varie differenze fra le diverse aree, e allo spostamento della popolazione superstite nei centri maggiori, in certi casi, oppure all’insediamento sparso in altri. In Sardegna nella prima metà del Trecento inizia la conquista aragonese cui si aggiunse anche la deleteria epidemia del 1348-49 e lo stato di guerra fra gli Aragonesi, il Giudicato di Arborea e i Doria. Tutti questi fattori causarono l’abbandono di circa 800 centri, specialmente nei territori costieri e ad economia agricola.
Tale tematica è stata dapprima affrontata da storici e geografi, con la compilazione degli atlanti redatti da J. Day e da A. Terrosu-Asole, ma dal 1995, data d’inizio degli scavi archeologici a Geridu (Sorso-SS), diretti dal prof. Marco Milanese, si è avuto però un approccio archeologico al problema.
Oltre gli scavi stratigrafici sono molte importanti le ricognizioni, che oltre a fornire informazioni di tipo cronologico e storico, permettono di perimetrare i siti occupati da insediamenti medievali scomparsi, sempre più spesso minacciati da lavori agricoli e di espansione periferica dei centri abitati.
Il convegno, moderato e preparato da Domenico Sanna di Sedini, ha dunque posto all’attenzione dei numerosi intervenuti lo stato della ricerca nei comuni dell’Anglona, regione che negli ultimi 15 anni è stata interessata da un gran numero di studi storici, toponomastici e archeologici sul tema in esame, grazie all’opera di Mauro Maxia, Giancarlo Pes, Giuseppe Meloni, Alessandro Soddu, Enrico Basso e di Marco Milanese e la su equipe di archeologi.
Dopo i saluti del sindaco di Martis, Piero Solinas, che ha voluto ricordare i numerosi convegni svoltisi negli ultimi 10 anni a Martis e la pubblicazione del volume delle Cronache di Archeologia dedicato al suo comune, e dell’assessore provinciale all’Ambiente, Pino Ortu, che ha affrontato il tema della valorizzazione e del turismo, Domenico Sanna (laureando in Archeologia Medievale con una tesi sul villaggio abbandonato di Speluncas in comune di Sedini) ha introdotto la serata sottolineando l’importanza dell’Anglona per la tematica dei villaggi medievali abbandonati e la presenza di studiosi originari della stessa regione.
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Scritto da angelino tedde
Eravamo un gruppo di nove ragazzini, in Chiaramonti, nel rione de Sa Niera: nei pochi metri quadrati di via Garibaldi 17, il più grandicello era Giuanninu mentre Angelinu, Ico, Faricu quasi coetanei; le ragazze: Margherita, Giannedda, Giuannina, Toiedda e Matteuccia, queste, mie sorelle. Si giocava insieme dalla mattina alla sera, scorrazzando tra la casa Grixoni e quella meno agevole dei fratelli Pisanu: Placida, Ottavio, Giulio, Toeddu.
Corsa, bagliaroculos, imbrestia (gioco al sasso piatto) monteluna e le ragazze, a brucio, saltellando ad una gamba dentro i quadrati disegnati con la carbonella.
Spesso si sconfinava nella stradina a larghe scaline che portava in via Cavour, quasi dentro la casa di zia Lucia Tedde e più in là di zia Ziziglia, la più insopportabile insieme a zia Mariantonia, che vigilava da un piano sopraelevato, all’angolo, del vicoletto, che portava alla strada più alta de sa Niera. Non potevamo che stare insieme dal momento che Giuanninu, Ico, Margherita e Giuannedda erano figli di zio Peppeddu Biddau e di zia Leonarda Porcheddu che abitavano il piano sopraelevato al nostro di proprietà di zia Filomena Tedde, emigrata a Perfugas con zio Bachisio Ortu.
Sotto, in quella che era stata la casa prima di mio bisnonno Antonio e poi di mio nonno Matteo, stavamo noi, figli di Angelinu Tedde, senior, e di Serafina Linda Piras.
Nostri dirimpettai erano Giuannina e Faricu, figli di zia Marietta Succu e di zio Giuanne Tolis.
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Scritto da carlo moretti
Tratto da: Banditi di Sardegna di Franco Fresi
«C’è in questo regno di Sardegna una famiglia divisa, chiamata Delitala. paragonabile agli antichi Guelfi e Ghibellini. Due di loro sono in prigione, due condannati a morte in contumacia. Altri due, con molti parenti, sono a capo dei banditi. Si può dire che sono i piccoli sovrani della Gallura: e non c’è possibilità di arrestarli, perché ci sono montagne. boschi e luoghi dove non ci si può servire di guide. Anche le donne e le ragazze di questa casata fanno la guerra, e donna Lucia Delitala è stata due anni in prigione. E’ una giovane di circa quarant’anni che non si è voluta sposare per non dipendere da un uomo, secondo quanto lei stessa afferma. Ha due mustacchi da granatiere e usa le armi e il cavallo come un gendarme. Ora che è stata graziata, vive abbastanza tranquilla».
Questo curioso ritratto di una nobildonna sarda del Settecento è in una lettera che il viceré di Sardegna, il marchese Carlo Amedeo Battista di San Martino d’Agliè di Rivarolo, scriveva verso il 1735 al re Carlo Emanuele III, intenzionato a sradicare dall’isola la piaga del banditismo e della delinquenza.
Il grande storico sardo Giuseppe Manno descrive con grande efficacia questa situazione di emergenza nella sua Storia di Sardegna.
«Frattanto», dice, «sceglievasi a viceré il marchese San Martino di Rivarolo: uomo di severo sopracciglio, di spedito giudizio nel deliberare le cose di Stato, e traente diritto al suo scopo nell’operare; dotato inoltre di tale franchezza di carattere e cosi composto per natura alla costanza, che molti de’ creduti flessibili, paragonati con lui ne perderebbero: e sopra ciò resolutissimo di lasciar viva fra noi la memoria del suo comando per l’ardenza con cui disponeasi a romper acerba guerra ai malfattori, moltiplicatisi oltre misura in quel correr d’anni. La Sardegna era in quel tempo tribolata da varie bande di malviventi, che, formicando per ogni dove, non solo turbavano la quiete comune, ma faceano anche vista di voler sopraffare lo stesso governo, andato il più delle volte molto a rilento nel combatterli».
La sede principale dei ribelli era Nulvi, che oggi è un ricco centro agricolo-pastorale dell’Anglona, vasta regione collinare tra la Gallura e il Sassarese.
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Scritto da angelino tedde
Alla stessa maniera con cui amiamo noi stessi nella nostra identità corporea e spirituale dobbiamo amare il nostro paese.
L’altezza, il colore della pelle, la presenza o l’assenza di capelli; il modo di vestire e di camminare possono piacerci o infastidirci, ma certo non possiamo buttare via quanto in noi non ci piace o non piace agli altri sia nell’aspetto sia nell’indole. A volte possiamo essere prepotenti, autoritari, irriguardosi, critici verso tutto e tutti, ma ciononostante non ci buttiamo via. Possiamo solo emendarci, migliorarci, attenuare i nostri difetti o incanalarli verso atteggiamenti più proficui.
Quando un prepotente o un autoritario soccorre i deboli esercita un’azione contraria ai propri difetti. Quando ci chiniamo umilmente verso chi soffre o accettiamo le umiliazioni con dignità, manifestiamo il desiderio di migliorare noi stessi.
Gli stessi difetti fisici e morali potremmo notare nell’assetto urbano di Chiaramonti.
Partendo dall’alto verso il basso possiamo osservare come certe famiglie chiaramontesi si sono date a scalare letteralmente la rocca senza pensare minimamente a salvaguardare il paesaggio, la veduta del monte e la storia.
Grazie alle case che assediano il Monte San Matteo non possiamo più effettuare scavi alla ricerca dei reperti del castello. La zona est, nord est e sud est, sembra agli archeologi irrimediabilmente persa.
Qualcosa resta nella zona ovest tra porcilaie in abbandono e discariche abusive di auto e tricicli, frigoriferi e lavatrici, lamiere vecchie e reti. Un vero sconcio per chi visita l’imponente rocca e torre campanaria della chiesa sul monte.
La nuovissima strada costruita qualche anno fa a monte e parallela a quella di San Giovanni, con muri di cemento armato, ha sigillato per i secoli futuri quell’abbondante materiale di sedime che gli abitanti coevi al castello ci hanno tralasciato.
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