Chiaramonti, il portale delle vostre idee

Il libero spazio per le vostre opinioni

Amare Chiaramonti: rimediare agli sconci, curare il decoro, recuperare il verde.

Scritto da angelino tedde

Curare gli ingressi per il rispetto che si porta ai visitatori che siamo certi aumenteranno: si pensi soltanto alla piccola colonia inglese che sicuramente porterà altri gruppi di visitatori nel periodo estivo.

Io penso che se il Sindaco, magari in deltaplano, circumnavigasse il Monte di San Matteo, si renderebbe conto degli sconci. Non ci vuole molto: basterebbe incaricare il consorzio della raccolta dei rifiuti e la vista dal monte migliorerebbe anche a ovest, dove però c’è l’insidia di una talpa che di tempo in tempo scava sotto la rocca più debole. Vogliamo andare alla ricerca di qualche “siddadu” oppure si pensa che chiunque possa impunemente scavare ed accaparrarsi, per i propri usi e consumi, gli spazi pubblici non recintati? Costa molto al Comune recintare ciò che appartiene alla comunità e tenerlo con sana igiene e magari mettendo a dimora delle piante come egregiamente si sta facendo lungo su Jomperi col recupero dei castagni? Il verde oggi è più prezioso dell’oro.

Si prenda l’esempio dai recinti e degli avvisi che vengono messi nelle riserve di caccia. Dobbiamo perdere il patrimonio del Comune e lasciare che chiunque abusivamente costruisca rovinando l’incanto dei tre colli: San Matteo, Codinarasa-Monte del Carmelo, Monte Ozastru? Guardateli dall’abbeveratoio di Spurulò e ne noterete l’incanto. Educazione al bello, educazione al colore, educazione al verde e ossigeno per i nostri già inquinati polmoni.

Torniamo all’ingresso da Martis; basta affacciarsi oltre il gard raill per notare altri sconci. Occorre sottolineare che il proprietario della casetta è benemerito di tutti gli alberi messi a dimora lungo la discesa per Putugonzu, ma un ultimo sforzo lo si può fare, lasciargli sistemare una tettoia con tegole, per nascondere arnesi del mestiere di muratore e offrire così allo spettatore uno spettacolo incantevole verso la valle.

Proseguendo nell’ingresso osserviamo l’immane muro di sostegno in cemento armato al centro del quale è stata collocata un edicola alla Madonna di Lourdes, quasi una benedizione per chi arriva e per chi parte, ma viste le proporzioni della statua della Vergine, Santa Bernadetta poteva avere dimensioni più regolari. E’ impossibile acquistare una statua della Santa più proporzionata a quella della Vergine? Costa molto, inoltre, lasciar scendere dall’alto una bella vite americana oppure dell’edera o altre piante rampicanti per coprire lo sconcio del cemento? Se poi si vuol spendere, i pittori per un suggestivo murale di tonalità adeguate alla vegetazione, non mancano in paese. La stessa cosa può dirsi per i muri in cemento armato salendo verso il paese a sinistra. Bisognerebbe seguire l’esempio della signora che sta cercando di abbellire con piante rampicanti i muri di sostegno in cemento che sorreggono la scala abbellita dai suoi fiori. Al resto dell’ingresso, fino al centro dello stradone, il decoro non manca, a parte quel cielo troppo freddo del suggestivo murale Benennidos a Tzaramonte. Andando avanti lungo lo stradone forse la Cooperativa lattiero casearia, ormai in sonno, potrebbe evitare che le adiacenze del fabbricato diventino un ripostiglio di oggetti non più in uso e curare il verde attorno al fabbricato nelle cui adiacenze passa un bel marciapiede o la rambla delle belle passeggiate estive. Sarebbe ugualmente da evitare che il resto del marciapiede diventi un posteggio per automezzi pesanti, tagliando il passo ai pedoni e soprattuto ai disabili che debbono essere sospinti nelle carrozzelle. Alla destra, lungo Caminu de Litu il decoro non manca, salvo la necessità di tinteggiare certe facciate color cemento. La via verrebbe ravvivata.

Arriviamo ai due gelsi con qualche casa incompiuta, ma soprattutto con la visione di una parte vasta della collina ferita dagli scavi, presumibilmente realizzati per salvare le case dall’umidità. A parte i gradoni per la raccolta del terriccio e quindi della vegetazione, il comune e la Regione, che hanno autorizzato lo scavo, avrebbero potuto dotare la collina di una rete che favorisse la crescita della vegetazione ed evitasse la vista impietosa del taglio netto della collina e della visione squallida del tufo. Vista dal rione di San Giovanni lo spettacolo non è affatto suggestivo. Quanto costerebbe al Comune una rete o la realizzazione di  gradoni che favorissero in breve tempo la copertura dello sconcio? Uno sfondo verde per le case darebbe continuità cromatica al meraviglioso bosco de Sos Frassos dove si respira davvero aria non solo di alta collina, ma di bassa montagna.

Ciclamini, felci, pungitopo e altri arbusti abbelliscono quello che forse è il relitto storico delle immense foreste che dovevano ricoprire il territorio di Chiaramonti prima dell’arrivo dei Doria. Basterebbe un progetto ambientale di abbellimento per coprire lungo Codinarasa il mediocre paesaggio delle cave che per fortuna parecchi proprietari delle villette del rione Brau vanno coprendo con le costruzioni o con alberi a dimora. Non sarà mai a sufficienza encomiato il rimpianto Toeddu Morette che con grande passione per il verde ha bonificato una cava mettendo a dimora piante e dimostrando che anche nella piatta collina o nella squallida cava può sussistere la vegetazione.

Sono certo che un bravo ingegnere ambientale potrebbe predisporre , per tutto il paese, un progetto di ripopolamento della flora e saper indicare le fonti di finanziamento. Un Chiaramonti costellato di verde è un sogno, ne sono certo, un sogno realizzabile. Il culto dei rampicanti, quante brutture potrebbe coprire anche sulle facciate incompiute.

Altra considerazione da fare, prima di lasciare il nucleo più vasto dell’aggregato urbano, è quello dello scarso numero degli alberi messi a dimora. Pare che gli amministratori che si sono succeduti dagli anni Sessanta del Novecento fino ad oggi (2008) abbiamo giurato odio eterno agli alberi nel sito urbano. Ad ogni potatura autunnale qualcuno va male, ma guai a sostituirlo. Proviamo a immaginare il piazzale antistante il Comune e via San Giovanni, con un filare di alberi ornamentali, quanto muterebbe il paesaggio? Non solo si piazzano alberi, ma si tagliano quelli che esistono e già si progetta per cacciare gli storni dai giardini, un taglio netto delle piante. Certo gli escrementi degli storni non saranno salutari, ma non bisogna vederli come la peste.

Quante volte sono arrivato con mia nipotina allo scivolo, l’ho ripulito con una spugna ed ho lasciato giocare la bambina che, grazie a Dio, è sana e vegeta. Se poi si vogliono salvare i bambini e gli anziani dagli escrementi degli storni ritengo che potrebbero essere piazzati degli eleganti gazebo sia sopra i giochi dei bambini sia sui sedili degli anziani e tenere la manutenzione dei tettucci senza farne un dramma. Diversamente suggerirei una contraerea di fucili, a sparo automatico, così potremmo procurarci anche un pò di cacciagione a buon mercato.

Percorrendo l’abitato di Codinarasa c’è da osservare che occorre dare un minimo di decoro alle nuove vie, eliminando quel senso di provvisorio, di quartiere da periferia che esso può sembrare. Qualche marciapiede, qualche albero e la bittumazione delle sterrate provvisorie darebbero decoro alle fantasiose villette, con la vista più bella del mondo, che stanno sorgendo nel pendio ovest dell’immane collina di Codinarasa.

Consigliamo agli amministratori di visitare a piedi il paese, a turno, per porre poi rimedio a ciò che non va in questo favoloso territorio che la natura ci ha offerto.

Non vorrei terminare questo contributo senza fare riferimento al cimitero. intanto il Comune ha il compito di salvare le lapidi storiche dei parroci chiaramontesi e delle altre tombe storiche in abbandono. Qualche finanziamento per questi restauri la Regione lo dà per cui si può studiare, con un bravo ingegnere ambientale, la messa a dimora di alberi adeguati e fitiprofondi. Nei nuovissimi campi cimiteriali vanno incontro ad un’usura troppo rapida le recenti sontuose tombe e quelle meno recenti colpite sia dal torrido caldo estivo sia dalle tempeste invernali.

Le ombre dei cipressi o di altre piante ornamentali salvano dagli agenti atmosferici le tombe e offrono al visitatore uno spazio suggestivo, per meditare. In quel silenzio è consolante stabilire un’ ineffabile rete di emozioni e di affetti per i genitori, per i figli, per i parenti e per gli amici che se ne sono andati prematuramente.

Passeggiando nei viali, “all’ombra dei cipressi/ non ci pare forse/ il sonno della morte men duro?/

Andremo ancora pellegrinando per il nostro borgo, rievocando coloro che conoscemmo nella nostra dolcissima infanzia e fanciullezza e che nelle rimembranze ancora vivono con noi.

Be Sociable, Share!
Condividi su Facebook


Inserisci un commento

Codice di sicurezza - Per evitare fenomeni di SPAM:

Chirca.it - Pagerank BlogItalia.it - La directory italiana dei blog
SCAMBIO BANNER CHIRCA.IT - SUBITO 1.000 CREDITI IN REGALO