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Archivio di maggio, 2012

Quaderno 3 dei villaggi abbandonati della Sardegna a cura di Marco Milanese

Scritto da angelino tedde

Il primo giugno, a Chiaramonti, nella sala consiliare, verrà presentato il quaderno 3 dei villaggi abbandonati della Sardegna, da Angelino Tedde, alla presenza degli autori che interverranno, per meglio illustrare il tema specifico di questo quaderno stampato a Firenze nel c. a, dal titolo Villaggi e monasteri. Orria Pithinna. La chiesa, il villaggio il monastero. Autori sono prof. Marco Milanese, curatore del quaderno e ormai noto archeologo medievista, (Malcu Nostru), i dottori di ricerca Maria Cherchi, Gianluigi Marras (Nostros su matessi), Giuseppe Padua, archeologi medievisti, prof. Mauro Maxia (De totu s’Anglona e Caddura), onomasta, dott. Giuseppe Piras, epigrafista, dott. Alma Casula (Femina Nostra), storica dell’Arte, e direttrice del compendio museale del Canopoleno per conto della soprintendenza,prof. Aldo Sari,storico dell’Arte, prof. Alessandro Soddu-Chiaramonti (a sa castigliana), storico medievista.

Si tratta di un’équipe a livello universitario che ha portato avanti una rigorosa ricerca sul villaggio abbandonato e sulla chiesa e il monastero di Orria Pithinna ubicati in agro di Chiaramonti. Con una metodologia raffinatissima, gli studiosi,  hanno fatto parlare le pietre (laterizi, ceramiche, calcare e argilla) non prima d’aver consultato la letteratura sull’argomento. Presumibilmente il villaggio risale al XII secolo mentre il monastero e la contigua chiesa di Santa Maria Maddalena in tempo successivo. La villa non sorse sicuramente per la presenza del monastero, ma esistette probabilmente  prima e sicuramente si gestì con chiara indipendenza dai Monaci Camaldolesi di origine Toscana. La presenza di una chiesetta nel villaggio, con un parroco, e il distinto pagamento delle decime, rispetto al monastero, lascerebbero intendere questa ricostruzione dei fatti.

La prima notizia del villaggio di Orria Pithinna è dovuta alla fuga di Maria Pira, serva della Chiesa di Salvennor, presso Codrongianos, e del di lui aspirante marito Padro  Flumen di Viddalba. I due amanti si erano rifugiati invano nel piccolo villaggio di Orria Pithinna, per realizzare il loro sogno d’amore. Ma l’amore tra una serva ed un uomo libero non era di facile combinazione. Si precipitò nel villaggio il Procuratore Gasantine de Thori che riacciuffò per conto dei padroni la serva e promise all’aspirante marito una delle figlie. Insomma c’è il tanto da farne un romanzo giallo-rosa. Basta chiedersi come andarono le vicende dei due.

Grazie a questa fuga apprendiamo da un condaghe l’esistenza di Orria Pithinna, fuga benedetta anche se infelice nell’esito.

L’intrattenimento culturale si svolgerà nella sala consiliare del noto villaggio di Chiaramonti dove presumibilmente confluirono, a tappe gli abitanti di Orria Pithinna e di altre ville, quando sul Monte, chiamato dai Doria Claramonte, a quanto pare, per onorare dei nobili consuoceri della famiglia catalana del Claramaunt o Clermont. Gli stessi Doria costruirono il castello (1348-50) e vi s’incastellarono con il loro santo protettore San Matteo apostolo, attirando nei pressi gli abitanti di numerose ville, forse d’origine romana, per dar luogo al riottoso borgo di Chiaramonti che guarda torvo come un’aquila rapace la bella e vasta anglona, per depredarla.

Per fortuna non si vive più di pecore e capre e maiali, altrimenti Chiaramonti sarebbe il paese più dovizioso dell’Anglona, grazie al suo blasono di ladru.

Lasciamo da parte le celie e pensiamo alla produzione  scientifica che da al paese di Chiaramonti un prezioso apporto storico di notevole pregio.

La compianta Prof.ssa Ginevra Zanetti che voleva restaurare la Chiesa vendendo cartoline sorriderà sicuramente dal Cielo.

In concomitanza con la presentazione del libro avranno luogo presso il Centro Sociale di Chiaramonti anche le seguenti iniziative:

  • h 16:00 Piano superiore, presentazione del Progetto “Impara l’arte”, sezione “Vivere nel medioevo”, progetto didattico delle classi IV e V Elementare e I Media, AS 2011/12, della sezione di Chiaramonti dell’Istituto Comprensivo “Pais Serra” di Nulvi, coordinato da Gianluigi Marras, da Maria Cherchi e Maria Antonietta Solinas. in collaborazione con le insegnanti Bianca Maria Denanni, Pierfranca Pinna e M.A. Arras.
  • h 16:45, aula consiliare, proiezione di un filmato realizzato dalla I Media della sezione di Chiaramonti dell’Istituto Comprensivo “Pais Serra” di Nulvi

Ci si riserva di fornire ulteriori informazioni al merito siete tutti invitati a partecipare

Chiaramonti 26 maggio 2012 – “Le piante medicinali in Sardegna e i fitofarmaci”

Scritto da carlo moretti

Vi porto a conoscenza che il Gruppo XXL unitamente al Dirigente, docenti e personale tutto dell’Istituto Comprensivo di Chiaramonti, continuano  il cammino di sensibilizzazione e rispetto verso la nostra tanto amata terra e la salvaguardia delle sue immense risorse naturali.

Per tale motivo per il progetto “L’Ambiente che vorrei” abbiamo il piacere di presentare:

 

“ Le piante medicinali in Sardegna e  i fitofarmaci”.

Sabato 26 maggio 2012 ore 10,30

Sala Consiliare di Chiaramonti

 

Interverranno: Dott. Giancarlo Cossu (Sindaco del Comune di Chiaramonti), Ing. Paolo Denegri (Assessore all’Ambiente della Provincia di Sassari), Dott. Giovanni Carmelo Marras (Dirigente Istituto Comprensivo “Pais-Serra”  Nulvi),  Roberto Galleu (Presidente Ass.cult. “Gruppo XXL Chiaramonti”).

A seguire saranno presentati i lavori e le ricerche degli studenti della Scuola secondaria di I° grado e della classe V della Scuola Primaria di Chiaramonti coordinati da Matthew Donadu.

Inoltre al primo piano vi sarà l’esposizione e mostra (concorso grafico-letterario) degli elaborati di tutti gli studenti chiaramontesi dell’Istituto Comprensivo “Pais.Serra”

Scuola Estiva di Archeologia Medievale

Scritto da carlo moretti

Presentazione della Scuola:
La Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Sassari, in collaborazione con il Comune di Siligo (SS) e la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le provincie di Sassari e Nuoro, organizza la 2° Scuola Estiva di Archeologia Medievale (SEAM) dal 18 giugno al 21 luglio 2012, nel cuore (Meilogu= Luogo di mezzo) della Sardegna nord-occidentale. Le attività di scavo archeologico si svolgeranno nel sito rurale di Bidda Noa, presso la chiesa di San Vincenzo Ferrer, dove sorgeva il villaggio medievale e postmedievale di Villanova Montesanto. La campagna di scavo intende continuare ad indagare i depositi archeologici medievali e postmedievali presenti nell’area, nonché acquisire sequenze stratigrafiche complete del sito anche per l’età protostorica, onde definire meglio la cronologia di occupazione. I partecipanti saranno chiamati a svolgere tutte le attività inerenti l’indagine archeologica, dallo scavo al rilievo, alla pulizia e schedatura dei reperti.

Destinatari:
La scuola si articolerà in due turni di due e tre settimane ciascuno e per ogni turno è prevista la partecipazione di 25 allievi (15 posti saranno lasciati a disposizione degli studenti). Il raggiungimento del numero minimo dei partecipanti non è vincolante per lo svolgimento della campagna. Oltre alle attività di scavo è previsto un ciclo di lezioni sul tema dell’archeologia medievale della Sardegna, tenute da docenti universitari e dai collaboratori della Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Sassari, che si svolgeranno presso il Complesso Culturale “Bidda Noa”, ubicato nel comune di Siligo a breve distanza dallo scavo archeologico.

Partecipazione:
Saranno garantite a tutti i partecipanti: iscrizione alla Scuola; partecipazione alle lezioni di archeologia;vitto e alloggio gratuito; dotazioni di scavo; alloggio presso il Centro di aggregazione sociale a Siligo.
Le domande di iscrizione, secondo il format scaricabile dai siti internet www.archeomedievale.uniss.it e http://www.comunesiligo.it/, dovranno pervenire all’indirizzo di posta elettronica gianluigimarras@alice.it entro il 20 maggio 2012. Per partecipare alla scuola non sono richieste esperienze precedenti di scavo archeologico, ma eventuali curriculum con esperienze pertinenti saranno tenuti in considerazione. L’ammissione alla scuola avviene su insindacabile giudizio degli organizzatori..

Dotazioni:
Le dotazioni di scavo saranno fornite dall’organizzazione. Ai partecipanti sono richieste alcune attrezzature di carattere strettamente personale: scarpe di sicurezza; guanti.
Riconoscimenti:
A tutti i partecipanti sarà rilasciato, al termine dello scavo, un attestato che certificherà la partecipazione alle attività di scavo. Sono inoltre riconosciuti i crediti formativi per un totale di 3 crediti per il I turno e di 4 per il II turno. Tali documenti saranno rilasciati dall’Università degli Studi di Sassari.

Direzione scientifica della Scuola:
Prof. Marco Milanese
Ordinario di Metodologia della Ricerca Archeologica e Archeologia Medievale, Università di Sassari. Docente di Metodologia della Ricerca Archeologica e di Archeologia medievale nelle Scuole di Specializzazione in Beni Archeologici delle Università di Cagliari e di Oristano

Segreteria della Scuola:
Dott. Gianluigi Marras
Specializzato in Archeologia Medievale, Università di Pisa
Collaboratore della Cattedra di Archeologia Medievale, Università di Sassari
Tel. 347 9301717
Email: gianluigimarras@alice.it

EVANGÈLIU SEGUNDU GIOVANNI – Traduidu dae Giovanna Santoru

Scritto da carlo moretti

 SA TERZA APARISSIONE DE GESUS IN SU MARE DE TIBERÌADE.

Daboi de custos fatos Gesus si fit fatu bìdere un’àtera bolta dae sos discìpulos, in su mare de Tiberìade.  Si fit fatu bider gai:  fint umpare Simon Pietro, Tommaso giamadu Dìdimo, Natanaèle de Cana de Galilea, sos fizos de Zebedèo e àteros duos discìpulos.

Simon Pietro aiat nadu: «Deo ando a piscare» e cuddos: «Benimus nois puru». E bessidos cun sa barca no aiant leadu mancu unu pische. Cando si fit fatende die Gesus si fit postu in sa riva, ma sos discìpulos non l’aiant reconnotu. Gesus lis aiat nadu: «Fizigheddos, no azis nudda pro mandigare?» e issos aiant rispostu: «No». Tando lis aiat nadu: «Betàdeche sa rete a s’ala destra de sa barca e igue azis a agatare». Betada sa rete non resessiant pius a nde l’asciare dae sos piches chi aiant leadu, tando su discìpulu chi Gesus amaiat, aiat nadu a Pietro: «Est su Segnore!».

Simon Pietro intendende cussas peràulas, s’aiat postu in sos fiancos sa camija, ca si nde l’aiat bogada, e si fit betadu in mare. Sos àteros imbetze fint torrados cun sa barca, istrijinende sa rete piena de pisches: fint lontanos dae sa terra unu chentos metros. Falados dae sa barca aiant bidu unu fogu de bràja cun sos pisches subra, e pane. Gesus tando lis aiat nadu: «Leade unu pagu de cuddos pisches chi azis leadu».

Duncas Simon Pietro fit andadu a sa barca e aiat leadu sa rete chi cunteniat chentuchimbantatres pisches e mancari fint meda, sa rete non si fit segada. Gesus tando aiat nadu: «Benide e mandigade» e nisciunu de sos discìpulos teniat su coràgiu de li dimandare «Chie ses?», ca ischiant bene chi fit su Segnore. Tando Gesus aiat leadu su pane e sos pisches e los aiat dados a issos.  Cussa fit sa terza bolta chi Gesus si faghiat bìdere a sos discìpulos daboi de èssere resuscitadu dae sos mortos.

SOS DUOS ARREJONAMENTOS CUN PIETRO.

Daboi de àere mandigadu, Gesus aiat nadu a Simon Pietro: «Simone de Giovanni, tue mi cheres bene pius de issos?» e issu l’aiat rispostu: «Emmo Segnore, tue l’ischis chi deo ti cherzo bene». Gesus tando l’aiat nadu: «Pasche sos anzones mios». Daboi l’aiat nadu torra: «Simone de Giovanni, tue mi cheres bene?» e Simone: «Emmo Segnore, tue l’ischis chi deo ti cherzo bene» e Gesus: «Pasche sas arveghes mias».  Pro sa terza bolta Gesus aiat dimandadu: «Simone de Giovanni, tue mi cheres bene?» e Pietro bi fit restadu male proite bi lu fit dimandende pro sa terza bolta, e l’aiat rispostu: «Segnore, tue ischis totu, tue ischis chi ti cherzo bene» e Gesus: «Pasche sas arveghes mias.

In veridade, in veridade ti naro: cando fias pius giovanu, ti bestias a su solu e andaias inue cherias; ma cando as a èssere betzu as a istèrrere sas manos tuas e un’àteru t’at a dare su bestire e t’at a giùghere inue tue non cheres». L’aiat nadu custu pro li fagher cumprèndere cun cale morte issu diat àere glorificadu Deus. E nadu custu aiat agiuntu: «Sìghimi».  Pietro tando, chi si fit giradu, aiat bidu chi los fit sighende cuddu discìpulu chi Gesus amaiat e bidèndelu aiat nadu: «Segnore, e issu?».  E Gesus aiat rispostu: «Si cherzo chi issu restet fintzas chi deo benza, ite ti nd’importat? Tue sìghimi».  Si fit gai isparta sa boghe intre sos frades chi cussu discìpulu non diat èssere mortu. Gesus però no aiat nadu chi non diat esser mortu, ma: «Si cherzo chi issu restet fintzas chi deo benza, ite ti nd’importat?».

19 e 20 maggio festa di Santa Giusta a Chiaramonti.

Scritto da carlo moretti

La chiesa di Santa Giusta detta anche de s’Abba (dell’acqua) o de Orria Pitzinna (del granaio piccolo, il nome della località in cui sorge) è una chiesa medievale dell’Anglona, situata nel comune di Chiaramonti, in provincia di Sassari, da cui dista circa sei chilometri.

La data della sua costruzione non è nota. La prima testimonianza scritta della sua esistenza è riportata in un documento del 1205, un atto con il quale la nobildonna Maria De Thori, zia di Comita I giudice di Torres e giovane vedova di Pietro de Maronju, la donò al priore generale dell’abbazia di San Salvatore di Camaldoli, insieme alla vicina chiesa di Santa Maria di Orria Pithinna (oggi Santa Maria Maddalena) con relativa dotazione di case, pascoli, vigne, animali e servi e ancelle, al fine di fondarvi due monasteri. Al priore e ai suoi successori, concesse, fra l’altro, la libera elezione dei rettori delle chiese donate e la deposizione dei monaci.

L’edificio ha pianta rettangolare a navata unica, con presbiterio rialzato e contrafforti esterni. La chiesa non ha particolare pregio artistico-architettonico, probabilmente a causa dei numerosi restauri che si sono susseguiti ad altrettanti atti di vandalismo: la data del 1790 riportata sul campanile potrebbe riferirsi ad uno di questi rifacimenti. Degna di nota è la presenza di una sorgente naturale e perenne che sgorga sotto al presbiterio, visibile attraverso una finestrella posta nei gradini del presbiterio stesso, la cui acqua scorre sotto il pavimento fin fuori dall’edificio. La convinzione che l’acqua di tale fonte avesse proprietà curative miracolose ha fatto della chiesa un centro di grande devozione popolare, come dimostrano le manifestazioni dei tanti fedeli che tradizionalmente, sino a pochi anni fa, percorrevano a piedi nudi il lungo tragitto dal paese di Chiaramonti fino alla chiesa e le centinaia di ex voto tutt’oggi conservati al suo interno.

Non passano inosservati, murati nella parete interna rivolta a settentrione, quattro teschi che, secondo una leggenda, apparterrebbero agli schiavi che seppellirono il tesoro della principessa Giusta e che poi lei stessa fece uccidere affinché non ne rivelassero l’ubicazione. È proprio a causa della leggenda del tesoro nascosto (su siddadu) che la chiesa venne sottoposta per diverse volte a gravi deturpamenti nell’ultimo dei quali, avvenuto nel 1894, fu distrutta gran parte della pavimentazione.

 All’interno della chiesa si trova una reliquia attribuita alla santa, un pezzo d’osso del braccio della lunghezza di circa 15 cm, dichiarata insigne dall’arcivescovo.  L’altare è di marmo ed è stato realizzato dallo scultore Giuseppe Sartorio nel 1895.

 Nelle immediate vicinanze della chiesa, particolare interesse rivestono alcune rovine, pertinenti alla casa dell’eremitano e alle cumbessias, piccoli alloggi per i pellegrini ed i noveranti.

Una volta all’anno si svolgono i festeggiamenti a Santa Giusta ed in quell’occasione il luogo diventa oggetto di una importante festa campestre che richiama la popolazione di tutto il territorio.  Sino a qualche anno fa dopo le funzioni religiose, gruppi di fedeli usavano cantare i gosos in onore della santa.

Bibliografia

  • Serafino Sanna, Biografia Leggendaria Santa Giusta, 1911
  • Ginevra Zanetti, I Camaldolesi in Sardegna, 1974
  • Carlo Patatu, Chiaramonti, le cronache di Giorgio Falchi, 2004

Ecco quanto è recensito in  Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Ora veniamo a noi e cioè a quello che realmente il Comitato Festeggiamenti 2012 ha programmato:

Festeggiamenti Religiosi:

19 maggi0 2012:

  • ore 11:00 Santa Messa nella Chiesa di Santa Giusta
  • ore 18:00 Santa Messa nella Chiesa di Santa Giustaanimata dal Coro Parrocchiale e alla fine corteo processionario delle auto verso Chiaramonti con termine nella Chiesa Parrocchiale di S.Matteo

20 maggio 2012

  • ore 8:30 Santa Messa nella Chiesa Parrocchiale di S.Matteo
  • 0re 10:30 Corteo processionario delle auto dalla Chiesa Parrocchiale di S.Matteo verso la Chiesa campestre di Santa Giusta
  • ore 11:00 Santa Messa nella Chiesa di Santa Giusta animata dal Coro de Tzaramonte
  • ore 18:00 Santa Messa nella Chiesa di Santa Giusta

Festeggiamenti Civili:

19 maggio 2012

  • ore 13:00 Pranzo per tutti nel sagrato della Chiesa di Santa Giusta
  • ore 22:00 Canti a chitarra con Franco Denanni, Franco Dessena, Emanuele Bazzoni. Alla chitarra Bruno Maludrottu e alla fisarmonica Graziano Caddeo.

20 maggio 2012

  • ore 17:00 Baby Show, Giochi per bambini, Sculture di palloncini, Trucca bimbi, Maschere, Cartoni Animati e Karaoke per bambini.
  • ore 22:00 Tributo ad Andrea parodi

Chiaramonti, l’Imu prima casa al 4 per mille

Scritto da ztaramonte

Fonte: La Nuova Sardegna dell’11 maggio 2012, di Letizia Villa

Approvate le aliquote in Consiglio: per le seconde abitazioni si pagherà lo 0,6 per cento

CHIARAMONTI. Nella seduta del 30 aprile del consiglio comunale, l’ultimo presieduto dall’uscente sindaco Giancarlo Cossu, sono stati approvati il regolamento comunale riguardo la nuova imposta Imu e le aliquote applicate. Un tema che sta tenendo banco tra i proprietari di case preoccupati dell’impatto che la nuova tassa sostitutiva dell’Ici avrà sui bilanci familiari ma anche frastornati dallle notizie contraddittorie che si susseguono sull’argomento.

I due punti al’ordine del giorno sono passati grazie ai sette voti favorevoli della maggioranza. «Sono le aliquote più basse che si potevano applicare dal momento che il Comune di Chiaramonti non può contare, come invece altri paesi del territorio, su entrate particolari provenienti da parchi eolici o simili», ha affermato il sindaco Cossu annunciando che per Chiaramonti si è deciso di applicare il quattro per mille sulle prime case, il sei per mille sulle seconde e l’uno per mille sui fabbricati rurali.

Bisogna ricordare che le amministrazioni comunali possono scegliere quale aliquota applicare scegliendo in un ventaglio che va da un minimo a un massimo. La prima rata, in scadenza a giugno, verrà comunque calcolata in base alle aliquote base fissate dal governo.

Il piano degli interventi socio assistenziali per il 2012, anch’esso posto ai voti nella stessa seduta consiliare, prevede il mantenimento degli interventi già proposti negli ultimi anni.

Quindi verranno assicurati per tutto quest’anno il servizio per l’assistenza domiciliare, quello di telesoccorso del Progetto Sentinella, l’assistenza educativa per i minori e gli infermi di mente, lo sportello Informa giovani – Informa cittadino, il soggiorno climatico per anziani, il sostegno ai portatori di handicap, il progetto “Ritornare a casa”, il programma di contrasto alle povertà estreme, il contributo alle famiglie e per la sala di musica, il servizio ricreativo ludico nella ludoteca del centro di aggregazione sociale. Servizi ai quali l’amministrazione e i cittadini non volevano rinunciare perché assicurano una migliore qualità della vita e un sostegno indispensabile in situazioni disagiate.

A quest’ultimo proposito è in fase di predisposizione un bando comunale per affidare a una cooperativa la gestione delle attività ricreative che hanno sede nel centro sociale.

Tra i vari punti all’ordine del giorno l’unico che ha messo tutti d’accordo, ottenendo il favore unanime dei consiglieri presenti, è stata l’approvazione della gestione in forma associata del servizio bibliotecario.

Letizia Villa

Studi storici sui dialetti della Sardegna Settentrionale di Mauro Maxia – Capitolo 6

Scritto da carlo moretti

Capitolo 6

Le palatalizzazioni nei dialetti della Sardegna settentrionale

Da un punto di vista sincronico, sulle palatalizzazioni che caratterizzano i dialetti della Sardegna settentrionale si può affermare che gli studi condotti fino ad oggi hanno detto praticamente tutto quello che era ed è possibile osservare. Alle indagini di Wagner e Bottiglioni si sono aggiunte, alcuni anni fa, le osservazioni di Paulis che hanno completato in modo esaustivo il quadro delle conoscenze sull’argomento. Non solo, le analisi strumentali di Contini consentono perfino di individuare le linee evolutive del fenomeno, la cui vitalità, almeno per quanto attiene alle aree periferiche rispetto all’epicentro dell’innovazione, non sembra essere giunta al termine. Ciò si comprende bene se si inserisce questo discorso all’interno di un orizzonte in cui agiscono altri fattori che concorrono alla dilatazione o, al contrario, alla regressione delle innovazioni di tipo linguistico. Fattori che altri studiosi hanno da tempo individuato nel prestigio che una determinata varietà può acquisire a seguito dell’espansione della sfera d’influenza politica, economica, amministrativa e culturale da parte dell’area demografica di cui è espressione.

Successivamente da tale area l’innovazione può propagarsi a quelle finitime oppure può essere “paracadutata” in una exclave, in genere rappresentata da un centro più evoluto rispetto ad altri, e da quest’ultimo seguire autonome vie di espansione.

Tutto ciò da un punto di vista sincronico. Dal lato diacronico le cose sono meno pacifiche e non può essere altrimenti se si considera che la conoscenza storica di un fenomeno linguistico si basa su documenti che, tuttavia, a volte possono mancare o essere insufficienti per una loro descrizione puntuale. Wagner nella sua magistrale opera sulla fonetica sarda (HLS), poi ampliata da Paulis (FSS), riuscì a portare a sintesi queste conoscenze, sintesi di cui, considerato il periodo durante il quale svolse le sue indagini, le conclusioni sono largamente da condividere. La successiva edizione, da parte del Sanna, del Codice di S. Pietro di Sorres consentì di disporre di un testo fondamentale per un più esauriente inquadramento della questione.

Nell’introduzione alla fonetica wagneriana Paulis si è valso puntualmente dei nuovi dati per tracciare il nuovo orizzonte, ormai quasi definitivo, al quale le nostre informazioni sono pervenute.

In generale le conclusioni di Wagner sono state convalidate, con qualche distinguo, dagli autori successivi, i quali in pratica hanno operato una retrodatazione dell’insorgenza delle palatalizzazioni rispetto al sec. XVI. È questo infatti il periodo che il linguista tedesco, sulla scorta degli esperimenti poetici dell’Araolla, assumeva come riferimento cronologico. Non che egli non avesse intravisto, in fonti anteriori, sporadiche interferenze che segnalavano una più antica insorgenza del trattamento. Wagner, anzi, individuava in un nucleo di documenti del sec. XV, pubblicato dal Tola nel suo monumentale Codex, altri dati utili per una più soddisfacente datazione della fase in cui l’innovazione in questione prese piede per poi consolidarsi. A tale nucleo appartiene, per l’esattezza, anche una parte del citato Codice di Sorres, già pubblicata dal canonico Giovanni Spano poco dopo la metà dell’Ottocento. 144

Sta qui, appunto, il nòcciolo del discorso che, giunto a risultati ormai acquisiti sul versante sincronico, stenta a trovare una precisa definizione storica. Wagner, con la prudenza che lo distingueva, tendeva a descrivere i singoli fenomeni in presenza di una documentazione ricca che lo mettesse al riparo da sviste sempre possibili in una disciplina che difficilmente ammette approssimazioni. Ma forse in questa tendenza è da scorgere una minore propendenza del grande tedesco all’analisi dei fatti storici sia pure in chiave linguistica. Un chiaro indizio in tal senso è rappresentato dalla sua adesione, sorprendentemente acritica, alla teoria delle “mortalissime pestilenze” addotta da Vittorio Angius per giustificare la nascita del dialetto sassarese.

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