Chiaramonti, il portale delle vostre idee

Il libero spazio per le vostre opinioni

Archivio di novembre, 2013

Primo convegno internazionale sulla lingua gallurese – Primma ciurrata internaziunali di la linga gadduresa

Scritto da carlo moretti

Cliccare sull’immagine per ingrandirla

Sant’Andria muzza li mani ….. 30 novembre..

Scritto da carlo moretti

Una delle tante cose che mi è rimasta impressa nella mente, acquisita durante la fanciullezza, quando il fine settimana era passato di rigore a Chiaramonti era la notte del 30 novembre. A quei tempi abitavo a Sassari con la mia famiglia, e la tradizionale cantilena che i grandi ripetevano proprio in quel giorno, magari anche a mò di spauracchio brandendo delle grandi forbici, risuona ancora nella mia mente come se fosse oggi.

Fino a quando non abbiamo ben compreso che era tutta una farsa, comunque la paura c’era davvero e, considerando che in giorni come questi di pioggia e vento, l’energia elettrica che quando andava via non tornava se non dopo qualche ora, al lume delle steariche e al buio della notte difficilmente riconoscevamo zie e zii che approffittavano per recitare anche con voci alterate questi versi:

Sant’Andria muzza li mani

cantas atzolas as filadu

battoro e chimbe

dami sas manos a mutzaredinde

battor e ses

dami sas manos e i sos pese

battor e otto

dami sas manos chi non ti l’as tocco!

Di solito le ultime due righe erano omesse, quindi lo spauracchio di perdere le dita unite al rumore metallico delle forbici, bastava per tardare a prendere sonno, specie se al fuori si scatenava qualche temporale e la luce era andata via. Una volta spente le steariche qualsiasi ombra nel buio, anche le foglie di un albero mosse dal vento era “Sant’Andria muzza li mani” …….

Studi storici sui dialetti della Sardegna Settentrionale di Mauro Maxia – Capitolo 8

Scritto da carlo moretti

Capitolo 8

L’Anglona fra sardo e còrso durante l’età moderna

Per quanto riguarda Castelsardo, i primi accenni sulla sua varietà linguistica sono riferiti da Vittorio Angius che scriveva: “Usasi la stessa (lingua) che parlano la massima parte de’ galluresi” 166. Ma non sappiamo, a causa del periodo e della competenza linguistica dell’Angius, quanto questa osservazione corrispondesse all’effettiva realtà da lui osservata a Castelsardo nel periodo immediatamente precedente al 1837.

Non sembra un caso che nel medesimo articolo egli annotasse un’usanza tipica di Castelsardo, quella cioè di cantare per le strade dei componimenti poetici di sapore popolaresco. Scriveva l’Angius: “Perantonate. Chiamansi cosí certe volgari poesie le piú in stil bernesco che i giovani aggirandosi per le contrade soglion cantare nella sera dell’ultimo dell’anno, e della vigilia dell’Epifania e di s. Antonio presso le case dei signori e dei preti, da’ quali ricevon mancie o doni”.

Ora, la tradizione della perantunádda, attualmente in via di disuso, rimanda all’identica usanza ancora vitale a Sassari, dove un tipo di composizione simile viene detto góbbula, termine derivato dallo sp. Copla 167 con anaptissi e normale sonorizzazione e allungamento dell’occlusiva in contesto intervocalico.

Il vocabolo castellanese forse è insorto da una funzione dedicatoria di tale tipo di composizione poetica al patrono del borgo, S. Antonio. Anche da quest’ottica è possibile rilevare l’approssimazione delle annotazioni dell’Angius, quando classificava di “stile bernesco” questo esempio di poesia popolare. Ancora oggi, infatti, la perantunadda viene cantata soprattutto in onore di S. Antonio, da cui sembra desumersi che si tratta di una forma poetica non di basso livello ma anche di ispirazione religiosa.

In ogni caso, nei primi decenni dell’Ottocento la locale parlata di origine còrsa doveva essere profondamente radicata da tempo.

Per quanto concerne Sedini, denominazioni come su Furrághe, Campizólu, Badu ’e Súes, Pilághi, Littighéddu, Giánnas, ecc. 168 rendono chiaramente conto di una precedente vigenza del logudorese. Si tratta di toponimi che, talvolta inseriti nella stessa toponimia del centro urbano, sono tuttora pronunciati in logudorese oppure risultano adattati alla fonetica della parlata sedinese.

Leggi tutto »

XII. Ange de Clermont, il narratore del Marchio dalla protòme taurina sfugge all’attentato di un killer

Scritto da ange de clermont

Dopo l’uccisione dell’archeologo Antonio Pidde mi spostai lungo  il corso del rio Filighesos per visitare la domus de Bados de Lové dov’era nato Fizedomus, dalla piccola bisaccia che porto sempre appresso tolsi il taccuino e la matita, per descrivere il luogo. Con l’aiuto di una stearica cercai di penetrare nell’anticamera della domus dove pensavo che non ci fosse nessuno. Mentre tenevo il busto e la testa abbassata cercando di vedere le altre stanza,  vidi muoversi l’ombra di un uomo, chiesi subito: chi sei? L’ombra stette ferma, ripetei la domanda, ma per tutta risposta fui raggiunto da una nuvola di cenere sul volto. Feci appena in tempo a scuotermela e ad uscire fuori della domus. Buttai all’aria la stearica e cominciai a correre all’impazzata giù verso l’ansa del fiume. Mi raggiunse rotolando un masso tondeggiante che riuscii appena a schivare. Corsi all’impazzata sul greto del fiume e appena vidi una salita come via di scampo mi ci arrampicai, ben sapendo che qualcuno dietro a me stava attentando alla mia vita. A stento e con tanta fatica riuscii a raggiungere un pianoro ricoperto di macchia mediterranea del genere lentisco e procedendo a zig zag e nascondendomi dietro i macchioni riuscii a sfuggire a qualcuno che non era riuscito a risalire la ripida salita che partiva dal fiume. Tolsi dalla bisaccia una bottiglia d’acqua di Santa Giusta e cominciai a bere, mentre il sudore mi bagnava la fronte. La febbra sembrava attanagliarmi e provvidi subito a gettarmi sulla testa e sul viso il resto dell’acqua che non riuscivo a bere. Mi sentii rinfrescato e scorto un sentiero che conduceva alla località di Su Murrone dove abitavano dei parenti pastori mi diressi decisamente verso le cinque pinnette della vasta tanca. Dei cani iniziarono ad abbaiare e mi vidi un’altra volta perso, ma per fortuna ecco stagliarsi con la solita calma la nota figura di zio Martine Pedde che vedendomi così mal ridotto mi porse un braccio dicendomi:

- Dove diavolo ti sei cacciato? Non sai che Sassu Giosso è un inferno anche per noi? Devi essere più prudente, qui c’è gente sana di testa, ma ce n’è anche malata. Vieni in pinnetta a mangiare e a bere qualcosa e poi, se lo vorrai, ti accompagno a cavallo a Miramonti!-

Quest’accoglienza e soprattutto le ultime parole mi rassicurarono e mi passò la tensione, ma caddi anche per terra perdendo i sensi. Mi ripresi dopo che l’esperto zio mi getto un bel pò d’acqua sulla testa e sul viso e mi  fece bere un bel pò di latte caldo appena munto. Mi offrì pane e ricotta e così potei riprendere le forze. Accanto a zio Martine era arrivata anche la moglie e i due figli piccoli che ridevano vedendomi così malconcio. Ebbi finalmente la forza di ringraziare. Zio Martino mosse la testa come per dire che per un parente si faceva questo ed altro, ma dopo un pò riprese a parlare dicendomi suadente:

- Caro nipote, io credo che con questa vita da spia di questi delitti, non puoi tirarla a lungo. In paese sono stufi di quanto scrivi, gli archeologi se potessero ti farebbero fuori e carabinieri e pretori, dopo la storia del pretore lombardo, non ti vedono di buon occhio, stai attento tutto questo potrebbe costarti la vita. Lascia che le leggi che regolarno questa vita di pastori vada avanti per conto suo, che in paese i possidenti continuino a fare il bello e il cattivo tempo e non parlare più delle donne, quelle se potessero ti farebbero a pezzi. E poi che cosa hai da dire sempre su quelle santicche? Non sai che sono dei parafulmini davanti a Dio per tutte le malefatte che noi pastori combiniamo.  Chi è derubato oggi, ruba a sua volta domani e così tutto si appiana. Se hai cara  la pelle, vacci più piano come cronista di questi morti ammazzatti. Ora tocca a sos archeologos de Susu, oggi a me domani  a te. Ma a proposito che cosa ne pensi di Andria Galanu?-

-Zio Marti’, volevo chiederlo a voi?- Rispose:

-Marrascu est marrascu, ma nessuno l’ha mai trovato sul fatto anche se si muove su tutto il territtorio come una volpe. Pare che non solo conosca i sentieri, ma anche tutti i cunicoli del territorio di Miramonti. Quando manco te l’aspetti, lo incontri! Deve stare attento però anche lui è un uomo mortale.-

Mentre parlava, zio Martine, aveva finito di sellare il cavallo, si mise in sella e facendo del braccio una leva m’invito a salire sul sellino posteriore e si partì per Miramonti.

Si andò avanti in silenzio, ma io davo uno sguardo con una certa ansia timoroso che da qualche muro a secco della mulattiera non piovesse un rosone di pallettoni che mi mandasse a raggiungere il parente archeologo, passato col marchio del toro sulla fronte all’altro mondo.

Nonostante tutto, continuerò a indagare questi delitti e a descriverli. Certo, me la son vista brutta!

Emergenza Sardegna 19 novembre 2013

Scritto da carlo moretti

L’ALLOGGIO PER ANZIANI “LE RONDINI” DI CHIARAMONTI HA LA DISPONIBILITA’ DI 5 POSTI CHE METTE A DISPOSIZIONE PER LE PERSONE ANZIANE SFOLLATE VITTIME DEL CICLONE. CONTATTARE IL NUMERO 340 6624322 MARINA.

Chirca.it - Pagerank BlogItalia.it - La directory italiana dei blog
SCAMBIO BANNER CHIRCA.IT - SUBITO 1.000 CREDITI IN REGALO