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Archivio della categoria ‘medioevo’

Geordie – Cover di Fabrizio De Andrè con Nathalie Faedda

Scritto da carlo moretti

Si tratta di una ballata anglo-scozzese, resa molto celebre nella versione del 1962 di Joan Baez e tradotta per la prima volta in italiano da De Andrè nel 1966 interpretata in duo con Maureen Rix.
Sulla pagina ( https://it.wikipedia.org/wiki/Geordie ) a essa dedicata, molte interessanti informazioni a riguardo, tra cui si può leggere:

“Geordie è un’antica ballata britannica nata intorno al XVI secolo, numero 209 delle Child Ballads, ed esiste in molte varianti. Versioni di questa ballata infatti fanno parte del repertorio tradizionale dei cantanti folk in Scozia, Inghilterra, Irlanda, Canada e Stati Uniti, ed è tuttora cantata da numerosi artisti e gruppi musicali. La ballata parla del processo dell’eroe eponimo, durante la quale sua moglie supplica per la sua vita.”

AJO in Anglona passizzende in Tzaramonte su degheotto de maiu

Scritto da carlo moretti

Studi sull’architettura dell’antica parrocchiale di San Matteo di Gianluigi Marras

Scritto da Gianluigi Marras

La parte più rimarchevole delle emergenze del sito è costituita dagli imponenti ruderi dell’antica parrocchiale di San Matteo, che occupano l’angolo nord-occidentale del pianoro di Monte Cheja.

Nonostante la solennità delle strutture mancano completamente studi architettonici e stilistici. Purtroppo la veloce degradazione di cui sono state oggetto, con il crollo e lo spoglio di molte murature, rende sempre più difficile la lettura del monumento. E se i recenti restauri hanno avuto il merito di bloccare (o rallentare?) il degrado e di consolidare la fabbrica, conseguenze non altrettanto positive ha avuto per l’analisi stratigrafica degli elevati. L’uso indiscriminato infatti di malte negli spigoli e nei punti di contatto fra i vari elementi architettonici, i rimaneggiamenti effettuati senza alcun rispetto delle tecniche originarie, donano si ai ruderi un candore piacevole a vedersi ma altresì appiattiscono e omogeneizzano le differenze originali.

In ragione di tale inibizione, oltre che della difficoltà dell’esame autoptico ravvicinato di varie porzioni del monumento, quella qui proposta non può che essere un’indagine incompleta e problematica in molti punti.

Si  espongono di seguito dapprima una breve descrizione stilistico-architettonica della chiesa e, di seguito, i risultati dell’analisi stratigrafica dell’elevato[1].

Lo studio stratigrafico è stato svolto secondo una campionatura che ha interessato circa il 60% delle strutture. La selezione è stata fatta sulla base di tutta una serie di ricognizioni non sistematiche, che hanno individuato una serie di problematiche e punti da controllare[2].

La chiesa di San Matteo ha posto sin dall’inizio una serie di quesiti di seguito riassunti:

1)          Si potevano individuare preesistenze architettoniche?

2)          In caso affermativo, erano pertinenti a strutture civili o religiose?

3)          Individuazione di eventuali fasi costruttive distinte della chiesa

4)          Riconoscimento delle tecniche costruttive

5)          Analisi delle dinamiche di cantiere.

6)          Cronologie assolute

A indagine, almeno parzialmente, conclusa si può affermare che i punti 1 e 3 hanno avuto una risposta soddisfacente, i punti 4 e 5 una spiegazione limitata mentre per il punto 2 si sono solo potute formulare delle ipotesi non verificabili se non con le tecniche dello scavo stratigrafico. Il punto 6 infine non ha avuto alcuna risposta, a causa della mancanza di qualsiasi indicatore cronologico assoluto.

Ad una prima osservazione il complesso architettonico (CA) è stato suddiviso in undici corpi di fabbrica (d’ora in poi CF):

Planimetria generale
Planimetria generale

§ CF 1, costituito dalla torre campanaria;

§ CF 2, cappella laterale orientale addossata al CF 1;

§ CF 3, cappella laterale orientale a sud di CF 2;

§ CF 4, cappella laterale orientale a sud di CF 3;

§ CF 5, cappella laterale orientale a sud di CF 4;

§ CF 6, la prima cappella laterale occidentale rispetto all’ingresso;

§ CF 7, cappella laterale occidentale, a nord di CF 6;

§ CF 8, cappella laterale occidentale obliterata, a nord di CF 7;

§ CF 9, abside quadrangolare;

§ CF 10, navata centrale della chiesa;

§ CF 11, cappella laterale occidentale rasata, a sud di CF 6.

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Fate, Elfi, medioevo e magia

Scritto da carlo moretti

Curiosità:

Gli islandesi hanno un vero e proprio culto nei confronti degli elfi e stanno molto attenti a non irritarli. Nessuno sa dove abitino con esattezza, ma se durante i lavori di costruzione di un edificio si verifica una serie inspiegabile di contrattempi, gli Islandesi non hanno alcun dubbio: sicuramente si sta importunando la dimora di qualche elfo e, quindi, si provvede celermente a spostare di qualche metro la zona dei lavori. Gli elfi sono creature misteriose che non hanno contatti con gli umani e abitano luoghi deserti, proprio come i troll norvegesi; a differenza di questi, però, hanno dimensioni ragguardevoli: alcuni sono dei giganti. Secondo un recente sondaggio dell’Università di Reykjavík, l’80% della popolazione non esita a credere nell’esistenza di spiriti che si celano al mondo umano e uno degli ultimi censimenti dice che in Islanda c’è un elfo ogni 500 abitanti, tant’è che qui fate ed elfi vivono in casette costruite apposta per loro!

In Islanda i fenomeni ottici, grazie alla straordinaria limpidezza dell’aria, sono comuni: il più noto è quello chiamato “Fata Morgana“: si tratta di un tipo di miraggio frequente nelle zone artiche che si verifica quando l’aria calda, a contatto con l’acqua fredda, causa rifrazione. L’effetto è sorprendente: è possibile vedere proiettate sulla linea dell’orizzonte isole, foreste e navi in punti dove non si trova assolutamente nulla!

In Islanda, a marzo e a ottobre, è anche possibile assistere allo spettacolo dell’aurora boreale, caratterizzata da colonne ondeggianti di luce verde o rosa; il fenomeno avviene per la reazione tra le radiazioni solari e il campo magnetico terrestre delle regioni polari. La spettacolarità di questa luce che ondeggia e rischiara la notte polare ha fatto nascere suggestive leggende: l’aurora boreale sarebbe prodotta dai salti e dalle capriole dei bambini mai nati o dai morti.

Fata Morgana

Il nome probabilmente deriva da quello della regina dei Demoni e signora della guerra Celtica, Morrigan. Sembra fosse sorella di Re Artù, fu donna bellissima o orribile (a seconda delle tradizioni arrivate fino a noi). Fu terribile nemica di Merlino ed Artù secondo alcuni; secondo altri fu fedele consigliera di entrambi. Insomma la nebbia regna sovrana non solo sull’isola di Avalon ma anche sui ricordi e le storie tramandate!

Fata Morgana fu dotata di poteri magici potentissimi, molti dei quali appresi dal maestro Merlino; fa parte di un gruppo di nove fate e compare per la prima volta nella Vita Merlini di Geoffrey of Monmouth. Dopo aver appreso che è sorella di Artù, Morgana assume le sembianze di Ginevra e concepisce il figlio di suo fratello, Mordred (che poi diventerà l’assassino di Re Artù)

In alcune opere del basso medioevo Morgana diventa creatura molto terrena e poco spirituale, una donna cattiva, malvagia e perfida seduttrice.

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