13
ago
2008
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2008
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2008
Concluse le vacanze estive (almeno per il sottoscritto, purtroppo), pubblichiamo il secondo tema della gara disputata a Cagliari il 7 aprile del 1979 tra il nostro poeta locale Juanne Seu (Chiaramonti 1915 – 1998) e il poeta Mario Masala (Silanos 1935), dedicato a “Sardigna indipendente, Sardigna italiana”.
Devo dire che il clima estivo calza a pennello con l’ascolto di questi brani. Sentendo la registrazione ad occhi chiusi, si possono percepire il profumo del torrone e dei chioschi dove la birra o il vino scorre a fiumi, un bel tuffo in una festa estiva come si usa tradizionalmente nei nostri paesi.
Continuando con qualche breve cenno storico, possiamo affermare che agli inizi del 1900 fu introdotta, alla fine delle gare poetiche, l’esecuzione della “moda”, un componimento poetico composto in più intrecci nelle parole, cantato in occasione della circostanza per la quale la manifestazione veniva svolta.
In seguito si aggiunse un prologo alle gare, che fu chiamato “Esordio” che permetteva agli improvvisatori massima libertà di espressione non vincolata a nessun tema. Durante il periodo del fascismo, proprio per il carattere culturale, la gare furono proibite o controllate nei temi assegnati ai poeti.
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ago
2008
Quarto racconto tratto da “Leggende sarde” scritte da Grazia Deledda. Ci siamo spostati verso la costa orientale della Sardegna e presso la marina di Orosei anche se il luogo è all’interno. Vi auguro una buona lettura.
Carlo Moretti
Una notte dello scorso dicembre restai più di due ore ascoltando attentamente una donna di Orosei che mi narrava le leggende del castello di Galtellì [4].
Il suo accento era così sincero e la sua convinzione così radicata che spesso io la fissavo con un indefinibile sussulto, chiedendomi se, per caso, queste bizzarre storie a base di soprannaturale, che corrono pei casolari del popolo, non hanno un fondamento, e qualcosa di vero.
Il castello di Galtellì – la Civitas Galtellina, altre volte così fiorente e popolata, ora decaduta in miserabile villaggio – è interamente distrutto; restano solo i ruderi neri e desolati, dominanti il triste villaggio, muti e severi nel paesaggio misterioso.
La leggenda circonda quelle meste rovine con un cerchio magico di credenze strane, fra cui la principale è che l’ultimo Barone, ovvero lo spirito suo, vegli giorno e notte sugli avanzi del castello, in guardia dei suoi tesori nascosti.
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lug
2008
E’ da molto tempo che desideravo poter scrivere questa mia testimonianza, perché potesse servire come imput anche ad altri colleghi, che vogliono mettersi in discussione e intraprendere un viaggio, complicato ma al contempo affascinante, all’interno della riabilitazione in acqua, e come consiglio per i pazienti che volessero sperimentare questa tecnica che negli ultimi anni ha preso sempre più piede grazie alla velocità del recupero funzionale rispetto a quello ottenuto lavorando fuori dall’elemento acqua.
Ho iniziato questo cammino nel periodo in cui mi occupavo per conto dell’associazione spina bifida dei ragazzi e bambini affetti da questa patologia, trovandomi un giorno a dover impostare un piano riabilitativo in due pazienti con varie problematiche concomitanti e di difficile soluzione.
Mi venne in mente, ma era più una scommessa con me stessa, di portare questi piccoli pazienti in acqua. A quel tempo non avevo ancora il diploma di riabilitazione in acqua, e iniziai a osservare quale risposta avevo di rimando; devo dire che la risposta fu molto soddisfacente e andò, forse, anche oltre le mie aspettative, infatti grazie all’assenza di gravità i bambini riuscivano ad effettuare alcuni movimenti, soprattutto con gli arti inferiori, che fuori potevano fare solo passivamente. Grazie al mio intervento e a quello dei genitori, persone splendide che mi hanno aiutato sostenendo la mia scelta.
Ed è grazie ai risultati estremamente confortanti che ho iniziato a desiderare di poter dare sempre più risposte anche ad altri pazienti in presenza di altre patologie.
Nel 1997 ho conseguito il diploma di riabilitazione in acqua, ma sono dovuti passare quattro anni prima di poter iniziare a lavorare, perché questo tipo di terapia è legato all’acqua, pertanto i tempi dovevano maturare prima di iniziare.
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lug
2008
Il 19 luglio alle 18 nella sala consiliare del Comune di Chiaramonti si è svolto il preannunciato convegno sul tema da Orria Pithinna a Chiaramonti. Moderatore il prof. Alberto Moravetti, vicepresidente del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, relatori il prof. Marco Milanese, archeologo medievale della stessa Università e la sua collaboratrice Maria Cherchi.
Il convegno è stato introdotto dal sindaco Giancarlo Cossu.
Presenti anche vari cultori della materia del paese e cittadini interessati all’argomento.
Il prof. Moravetti ha introdotto il tema mettendo in luce l’importanza che l’archeologia riveste per la storia e quindi per la memoria storica delle nostre comunità. Ha anche rilevato che il prof. Marco Milanese è il primo archeologo medievale che ha preso a cuore le vicende dei villaggi medievali che tra il XII e IV secolo per i più svariati motivi sono stati abbandonati a favore di nuove ubicazioni più idonee ala vita delle popolazioni in continuo movimento migratorio. La parola è passata al relatore principale della serata prof. Milanese che ha esposto in termini chiari e semplici le vicende delle popolazioni degli ottocento villaggi della Sardegna che si sono spostati in preesistenti o in nuovi centri urbani, circa trecento, più adatti alla vita delle popolazioni sarde così come è avvenuto un po’ in tutti i paesi del Mediterraneo e dell’Europa. Tenendo conto di questo vasto contesto si sono applicati modelli euristici che permettono di individuare i villaggi, in questa ricerca in particolare le ville del territorio chiaramontese: oltre alla già illustrata Orria Pithinna, quella di San Giuliano, Paules, San Lorenzo nonché altri villaggi menzionati dal grande studioso Jhon Day e la prof. Terrosu Asole.
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lug
2008
Sabato 19 luglio 2008 alle ore 17:30, presso la Sala Consiliare, verrà presentato lo stato di avanzamento del progetto di ricerca: “I villaggi medievali nel territorio di Chiaramonti”.
Il progetto promosso dall’Amministrazione Schintu che, in collaborazione con “l’Università di Sassari” e con il sostegno della “Fondazione Banco di Sardegna”, prevedeva un ampio e documentato studio sull’intero territorio di Chiaramonti, ricchissimo di testimonianze non solo archeologiche di periodo pre-nuragico e nuragico, ma anche di un più recente passato medievale.
E’ un vivace studio sulle nostre origini più recenti che potrà aiutarci a capire meglio da cosa è nato il nostro paese e perchè è diventato ciò che è ora.
Ultimo cenno, ma non per importanza, tutte le fasi di studio, ricerca e scavo sono coordinate dall’Università di Sassari che si avvale della preziosa collaborazione del nostro stimatissimo concittadino dott. Gianluigi Marras e della d.ssa Maria Cherchi già noti per le splendide escursioni durante le manifestazioni di “Ajò in Anglona”.
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lug
2008
Terzo racconto tratto da “Leggende sarde” scritte da Grazia Deledda. Stavolta siamo un po più vicini al nostro paese. Vi auguro una buona lettura.
Carlo Moretti
Interessanti sono le leggende intorno a Castel Doria; e specialmente quella dell’ultimo principe. Pare che questo misterioso maniero sia stato edificato dai Doria verso il 1102, quando cioè i Genovesi fortificarono tutti i loro possedimenti al nord dell’isola, e specialmente l’attuale Castel Sardo.
Esiste tutt’ora un’alta torre a cinque angoli, di pietre rettangolari saldate l’un l’altra a cemento. Edificato su alte rocce poco distanti dalla riva del Coghinas, il castello godeva di un grande panorama, e verde ai suoi piedi si stendeva la pianura. La leggenda dice che un condotto sotterraneo conduceva dal castello alla chiesa di San Giovanni di Viddacuia, sita all’altra riva del Coghinas, e che questo sotterraneo i Doria lo avessero scavato semplicemente per recarsi alla messa nei giorni di festa.
Un marciapiede conduce dalla torre alla Conca di la muneta, dove, si dice, i Doria battevano denaro. Questa Conca, a quanto ne ho potuto capire, pare sia una grande cisterna di una immensa profondità: nel fondo esisteva una campana d’oro, e i passanti gettavano una pietra, per farla suonare, talché ora la cisterna è piena in fondo di pietre, e quindi la campana è invisibile e non suona più.
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