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Le maschere del Carnevale

Scritto da carlo moretti

La storia delle maschere ha origini molto lontane. Sin dal paleolitico superiore l’uomo utilizzava maschere rituali durante riti tribali, magici e religiosi, per permettere a stregoni e sciamani di contrastare gli spiriti maligni.

Ancora oggi in Africa e in Oceania esistono tribù che utilizzano maschere propiziatorie.
Alcune tribù della Papua Nuova Guinea costruiscono enormi maschere destinate a non essere mai indossate, che vengono semplicemente tenute appese nelle capanne per tenere lontani gli spiriti maligni.
I Dogon del Mali ritengono che ogni volta che un uomo muore, il suo spirito vada a vivere in una maschera della sua famiglia o del suo villaggio.
Oltre alle maschere rituali alcune tribù utilizzano anche maschere da guerra.
Esse hanno il compito di incutere timore all’avversario e perciò devono avere un aspetto terribile!
Oltre ad indossare una maschera il guerriero si dipinge anche il corpo, per assomigliare il più possibile ad uno spirito cattivo o a un mostro.

I “mud man” o “uomini fango” della Papua Nuova Guinea sono un esempio perfetto di questa usanza. Durante gli attacchi contro tribù nemiche indossavano una pesante maschera fatta di fango e si ricoprivano tutto il corpo dello stesso materiale, che asciugandosi dava loro uno spettrale colore grigio chiaro.

La consuetudine di utilizzare cammuffamenti durante le cerimonie religiose esisteva anticamente anche presso i Greci.
Grazie al contributo di alcuni grandissimi scrittori, queste rappresentazioni religiose si trasformarono gradualmente in rappresentazioni teatrali.
A questi antichi attori le maschere greche offrivano diversi vantaggi. Grazie alle maschere un attore poteva sostenere diverse parti; inoltre gli attori maschi potevano sostenere parti femminili, dato che alle donne non era permesso di recitare nei teatri.
I lineamenti della maschera erano adatti al personaggio che l’attore doveva rappresentare: in questo modo si aiutava lo spettatore a distinguere i personaggi e a capire meglio la trama.
Infine la maschera era più grande della faccia dell’attore e in questo modo riusciva ad amplificare la sua voce.

Nel Medioevo si diffuse in tutta Europa l’uso di fare grandi e festosi cortei mascherati, che percorrevano le vie delle città. Durante il Carnevale medievale l’uso del travestimento permetteva di abbattere le barriere sociali della ricchezza e del rango: in questo periodo dell’anno il ricco, mascherato da povero, poteva permettersi certi comportamenti non concessigli nella vita quotidiana ed il povero, travestito naturalmente da ricco, poteva accedere a luoghi di solito proibiti ed avvicinare persone inaccessibili.
La città in cui più si diffuse questo modo di festeggiare il Carnevale fu Venezia. Maschere e travestimenti venivano utilizzati per festeggiare ogni occasione, come l’elezione del Doge, l’arrivo di un ambasciatore o una vittoria in battaglia.
Le maschere, oltre a rincorrersi per le tortuose calli, potevano esibirsi sui palchi o sfilare in Piazza San Marco, sotto gli sguardi di un pubblico esigente e critico, seduto su poltroncine o panche sistemate per l’occasione.
Assieme a giocolieri, burattinai, mangiatori di fuoco, c’erano maschere di tutti i generi: turchi, arabi, demoni, streghe, animali.
La Bauta, la tipica maschera veneziana, si diffuse nel ‘700. E’ una mantellina o cappuccio di merletto, pizzo o reticolo che copre la testa e le spalle. Sul viso si usa una mascherina di seta, velluto, tela o cartone e in testa un tricorno (cappello a tre punte) nero.
Infine occorre un mantello in seta o panno nero o rosso e a scelta ornato con galloni e nastri.
La Bauta non doveva essere troppo particolare o personalizzata, perchè deveva garantire l’anonimato.

Verso la fine del XVI secolo, in Italia si diffuse la “Commedia dell’arte”, che utilizzava le maschere italiane, cioè personaggi che ricomparivano in ogni commedia con lo stesso nome, lo stesso costume, lo stesso trucco o maschera, lo stesso linguaggio e soprattutto lo stesso carattere.
Questi personaggi, come Arlecchino, Pantalone, Colombina, il Dottor Balanzone, Pulcinella divennero famosi in tutta Europa.
Il declino del teatro delle maschere iniziò nel XVIII secolo, quando autori come Carlo Goldoni abolirono le loro avventure grottesche e ridimensionarono il loro ruolo, riducendole a figure di contorno.
Scomparse col tempo dalle scene dei teatri, le maschere sono sopravvissute soltanto nelle feste e nelle mascherate di Carnevale.
Ogni anno fanno la comparsa molte maschere nuove e fantasiose accanto alle loro antenate e tutte insieme hanno, come tanto tempo fa, lo stesso scopo: garantire allegria.

Il carnevale 2009 (quello invernale) abbandona l’arena organizzata dalla Pro Loco Chiaramontese e lascia spazio ai prossimi eventi.

Scritto da carlo moretti

Si è concluso ieri notte fra balli, canti, formaggio, salsiccie, fave e frittelle il carnevale 2009.

Bisogna dire con un bilancio piuttosto positivo, se consideriamo che il direttivo attuale della Pro Loco di nuova nomina, nonostante sia formata da numerosi veterani del direttivo uscente, si è dovuto subito organizzanire per preparare al meglio l’imminente carnevale.

Una manifestazione quella del carnevale, che riesce sempre e comunque a coinvolgere numerosi curiosi, venuti a vedere la sfilata dei carri allegorici sempre di migliore fattura e genialità. Non sono sono mancati neanche gruppi di maschere spontanee come i “Bruconi” che hanno assalito la mela di “Biancaneve” e che hanno arricchito i bei costumi legati al tema della rappresentazione carnevalesca.

Così si è passati dal carro dei “Trogloditi” a “Biancaneve e i sette nani”, dai “Romani” che profetizzava quasi una ricolonizzazione della Sardegna da parte di Roma con tanto di console a cavallo, ai ragazzi dell’”Arancia meccanica” e ai bambini con “Asterix” costruito interamente da loro, non mancava neppure un carro che rappresentava una coltre di bambinoni che di andare a scuola proprio non avevano voglia e la “roulotte” dei caw boy con distribuzione di pane formaggio e naturalmente ottimo vino.

Sembrano così lontane, l’inizio delle sfilate per il paese con maschere variopinte e la rappresentazione con il “Gruppo giovanile”, dove aveva fatto capolino una piccola scenetta che metteva in risalto la chiesa e la politica locale perchè lavorasse insieme per il bene del paese. Avevamo vent’anni di meno, forse più genialità e meno tecnologia a disposizione ma il divertimento era assicurato lo stesso.

Oggi con il carnevale diciamo così, “invernale” concluso, già si pensa al carnevale estivo e ai preparativi per il terzo anno consecutivo.

Per chi volesse consultare la galleria fotografica può cliccare qui.

Manifestazioni, feste e sagre dell’agosto chiaramontese.

Scritto da ztaramonte

Il mese di agosto, sabato 2, apre i battenti con il carnevale estivo alla sua seconda edizione. Un’esplosioneCarnevale 2008 di musica e colori, alcuni di nuovo conio altri riciclati dal carnevale invernale che comunque ogni anno lascia un segno nella storia del paese.

Come per l’inverno purtroppo, non siamo in grado di mostrarvelo con una galleria fotografica, in quanto il buio non ci ha permesso di avere documentazione presentabile. In ogni caso la sfilata è stata condotta principalmente da tre carri allegorici, la “draghetta” dell’ orco buono Shrek, tratto dal cartone della DreamWorks, il castello dei “Templari”, già visti nel carnevale invernale e una maestosa piramide degna delle sabbie cocenti del deserto egiziano.

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Nuove/vecchie foto ……

Scritto da ztaramonte

Nella pagina “ztara Gallery“, (potrete accedere cliccando quì al lato, o dal menù orizzontale in testata) ho introdotto una nuova e purtroppo anche vecchia, gallery. Alle foto scattate durante la visita a Zerfaliu ho aggiunto quelle del Carnevale Chiaramontese 2008.

Buona visione

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