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Amare Chiaramonti: curare il decoro delle case, evitare sconci pittorici, ingressi indecorosi.

Scritto da angelino tedde

Alla stessa maniera con cui amiamo noi stessi nella nostra identità corporea e spirituale dobbiamo amare il nostro paese.

L’altezza, il colore della pelle, la presenza o l’assenza di capelli; il modo di vestire e di camminare possono piacerci o infastidirci, ma certo non possiamo buttare via quanto in noi non ci piace o non piace agli altri sia nell’aspetto sia nell’indole. A volte possiamo essere prepotenti, autoritari, irriguardosi, critici verso tutto e tutti, ma ciononostante non ci buttiamo via. Possiamo solo emendarci, migliorarci, attenuare i nostri difetti o incanalarli verso atteggiamenti più proficui.

Quando un prepotente o un autoritario soccorre i deboli esercita un’azione contraria ai propri difetti. Quando ci chiniamo umilmente verso chi soffre o accettiamo le umiliazioni con dignità, manifestiamo il desiderio di migliorare noi stessi.

Gli stessi difetti fisici e morali potremmo notare nell’assetto urbano di Chiaramonti.

Partendo dall’alto verso il basso possiamo osservare come certe famiglie chiaramontesi si sono date a scalare letteralmente la rocca senza pensare minimamente a salvaguardare il paesaggio, la veduta del monte e la storia.

Grazie alle case che assediano il Monte San Matteo non possiamo più effettuare scavi alla ricerca dei reperti del castello. La zona est, nord est e sud est, sembra agli archeologi irrimediabilmente persa.

Qualcosa resta nella zona ovest tra porcilaie in abbandono e discariche abusive di auto e tricicli, frigoriferi e lavatrici, lamiere vecchie e reti. Un vero sconcio per chi visita l’imponente rocca e torre campanaria della chiesa sul monte.

La nuovissima strada costruita qualche anno fa a monte e parallela a quella di San Giovanni, con muri di cemento armato, ha sigillato per i secoli futuri quell’abbondante materiale di sedime che gli abitanti coevi al castello ci hanno tralasciato.

Prendo come esempio il muro in cemento armato situato nel cortile della casa Satta-Mannu; ho davanti ai miei occhi numerosi reperti minerali, vegetali e animali di cui quel muro figurava ricco. Quando lo sigillarono nessuno si preoccupò di lasciare qualche finestra, qualche oblò, per permettere agli archeologi di saggiare un domani non lontano quei reperti.

La maggior colpa è stata l’indifferenza degli operatori culturali che di fronte allo scempio, (che del resto intorno al monte continua tuttora), non reagirono come del resto non reagiscono nemmeno oggi. Sembra che nel paese la responsabilità della buona conservazione del paesaggio urbano non appartenga a nessuno.

Che dire della fine che rischiano di fare le case a schiera più modeste di fronte a palazzi che vengono costruiti senza tener conto della luce e il sole che tolgono alle case retrostanti?

Ne è classico esempio la costruzione impudicamente costruita davanti alla casa di Giovanni Vincenzo Soddu, che ha tolto luce e calore addirittura a degli ingressi a delle finestre. Quelli erano errori da evitare. Che dire poi de s’Istradone, dove, la vallata di Putugonzu dava ossigeno ai polmoni e sole a chi passeggiava o amava sostare con gli amici. Come oggi si può vedere, a parte, brevi spazi, laggiù non si può ammirare il verde della valle, la meraviglia degli orti e dei frutteti affacciandosi alla finestra un tempo più aerosa di Chiaramonti?

Tutto è passato ai privati costruttori che certamente hanno una bella vista, ma alla comunità è stata tolta. In quasi tutti i rioni (quello storico) quello Otto-Novecentesco di Pala de Chercu, nel rione San Giovanni, a monte e a valle, non mancano delle case incompiute, con facciate mai ultimate e se ultimate mai colorate e se colorate sono state usati colori che passano dal freddo al caldo, dal celestino al prugna, dal verde pisello al rosa-antico con la massima indifferenza.

Eppure mi è stato detto che esiste un apposito regolamento che regola la pittura delle facciate. Buona regola sarebbe l’esclusione del bianco e attenersi ai colori della terra e della vegetazione del luogo. Quale sindaco o tecnico si è preso a cuore il decoro del paese, che, per fortuna, nonostante tutto sa nascondere agli occhi distratti le sconcezze, ma non agli occhi di turisti più esigenti.

In certi rioni le case incompiute non si contano,.gli ingressi del paese, poi, offrono il peggio del peggio. Si arriva a Chiaramonti da Santa Maria de Aidos, da Sa Ortada de Tremiza o Sa Travessa, dalla strada di Martis.

Di questi tre ingressi ufficiali il più decoroso sta diventando quello di Santa Maria de Aidos, a parte l’abbeveratoio spruzzato di un bianco sconcio e la discarica di auto che nei pressi si sta formando.

Le villette con un certo numero di alberi tentano di addolcire l’ingresso da destra, mentre a sinistra restano i resti di quello che fu lo stabilimento lattiero caseario e un enorme palazzo-caserma, deposito di mobili, privo di qualsiasi abbellimento. Si arriva alla Madonnina, situata su una colonna collocata in modo asimmetrico rispetto alla piazzetta, già boschetto di pini, oggi ridotta a terra battuta e dotata di qualche gioco per bambini. Un prato verde, una maggior cura darebbe alla piazzetta un minimo di decoro. Che dire poi dei resti di quella che fu una bottega di fabbro. Una facciata incompiuta, impiastricciata di colori alla rinfusa, un portone di ferro. Come biglietto da visita non è certo il meglio del decoro di un ingresso al paese. Il vecchio artigiano, con la collaborazione del comune, potrebbe completare decorosamente la facciata e pensare ad un museo del ferro. Niente impedisce il passatempo dell’arte e l’abbinamento museale. in paese ci sono molti arredi in ferro dismessi e buttati qui e là. Perché non pensare al recupero dei pezzi migliori del nostro artigiano in ferro e legno?

E qui, per questa puntata, ci fermiamo.

Angelino Tedde

p.s.: è possibile vedere le foto nel formato 640×480 cliccandoci sopra con il tasto del mouse.

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  1. mah dice,

    Tutti bei problemi, certo , sempre belle critiche , però mica si pensa mai ad una soluzione o un suggerimento…A volte bisognerebbe pensare che se una famiglia non può portare a termine la propria abitazione mica lo fà per sport o per hobby, magari più semplicemente non se lo può permettere ……. Poi come tante altre discussioni intraprese , chi vive fuori vede sempre tutto in una certa maniera , son finiti i tempi in cui si viene a Chiaramonti i giorni di festa e boh, o per respirare aria pulita ,ci sono giovani che ci vogliono stare fino al giorno che andranno a dormire sotto i cipressi , e se mi permette vorrei farmi la casa del colore che mi pare e piace (sempre sotto le regole ) e chi viene da fuori si adatta , perche il cuore del paese siamo noi che lo portiamo avanti , nel bene e nel male.

    Cordilai saluti.

  2. Anghelu de sa Niera dice,

    Esimio “Chiaramonti siamo noi”! Se avessi letto per intero l’articolo, forse non te la saresti presa così tanto.
    Se l’avessi letto bene, ugualmente. Tu l’hai scorso da giovane quale appari, eppure scanzonato e dissacrante, altrimenti non ti saresti data un’account così poco felice:casinu81. Lasciamo perdere i nomi, quelli del web uno se li sceglie come crede.
    Vorrei solo, benevolmente chiarirti: primo, che se una famiglia è talmente povera da non poter sistemare la facciata, basta rivolgersi ad un bravo tecnico che indirizzandoti agli uffici comunali o regionali il modesto finanziamento per ultimarla potrebbe trovarlo.
    Ad ogni modo non c’è in me l’intenzione di offendere né la modestia del reddito né l’indigenza; secondo, si discute per prendere coscienza di ciò che potrebbe essere cambiato o quanto meno di evitare gli stessi errori nel futuro; terzo, tu la casa te la farai del colore che vuoi purché in linea con le norme urbanistiche anche se lo sport preferito di molti sardi e italiani, è quello di calpestare la legge, specie quella urbanistica, così avviene che uno si fa la casa alpina in mezzo a tante case di tipologia diversa. La responsabilità maggiore però è degli amministratori eletti che per non perdere i voti
    elettorali lasciano che ognuno faccia “comente li piaghet e l’aggradat” da ciò gli sconci e il poco decoro; quarto, se credi che io sia di fuori, sbagli lo stesso: a Chiaramonti sono nato e sono nati almeno da almeno quattro generazioni i miei antenati che si chiamavano:
    Giovanni Andrea Tedde, Antonio Tedde, Matteo Tedde Malta, Angelino Tedde Piras ed io che sono Angelino Tedde Soddu (dei Soddu più numerosi), mia moglie è chiaramonterse da generazioni, le vuoi conoscere? Don Matteo Tedde e donna Digna Grisoni i trisavoli, Donna Antonia Tedde Grixoni e Giovanni Maria Satta, i bisnonni, Antonio Satta e Francesca Mannoni, i nonni, Matteo Satta e Tarsilla Mannu, i genitori. Non so se tu hai lo stesso numero di antenati chiaramontesi; a Chiaramonti sono sepolti i miei antenati e quella è la terra da cui provengo. Mio bisnonno la casa se l’è costruita a sa Niera e in quella casa è nato mio nonno e mio padre e sono nato anche io. Anche se non posso dire di trascorrere i 365 giorni l’anno a Chiaramonti come tanti che per lavoro sono emigrati, questo non significa che non sono di Chiaramonti, dove tu hai forse la fortuna di lavorarci per 365 giorni l’anno.
    Che cosa vuoi dire con ” sono finiti i tempi….”. Tu saresti il motore? E quanti soldi hai investito in lavoro per gli oparai a Chiaramonti? E quante tasse paghi, per la casa? Solo per l’ICI io pago 600 euro l’anno, aggiungi la bolletta dell’acqua, l’immondezza e tutte le altre opere che ho dovuto fare perché non ho aspettato che il Comune si muovesse.
    A Chiaramonti ho anche la tomba dove riposerò all’ombra dei cipressi no, visto che ormai le tombe sono lasciate al dominio del caldo e del freddo e i cipressi disturbano, spero che come stanno massacrando i giardini non massacrino i cipressi con la scusa che le radici…
    E’ una vita che penso a Chiaramonti, in paese o fuori paese; ho sollecitato gli studi dei Patatu, di tutt’e due, guardali e leggiti le mie introduzioni; ho fatto fare degli studi su Chiaramonti a Gianni Marras, a Cristina Urgias, a Clara Ruju, a Olga Cossiga, a Giuseppina Loche e altri. Ho fatto fare degli studi su personaggi illustri di Chiaramonti come il rettore Cossu di Ploaghe; ho girato un documentario sui luoghi dell’alfabetizzazione a Chiaramonti.
    Posso vantarmi di queste e di altre cose con cui ho dimostrato il mio amore per Chiaramonti, tu, casinu81, visto che non ti sei firmato, debbo mio malgrado chiamarti così, che cosa hai fatto fino ad oggi per Chiaramonti?
    Non ti vergogni di espellere nella tua bolsa truculenza sciovinistica tutti gli emigrati? E che? Caccerai anche gl’inglesi che vengono a ripopolare il paese.
    Chiaramonti è un paese del mondo, nessuno se ne può appropriare per qualsiasi motivo, chiunque può amarlo e desiderare di migliorarlo. L’amore non si dimostra stando ritti a Chiaramonti, altrimenti un sasso preistorico ti farebbe arrossire. Cresci e vedremo quanto avrai amato Chiaramonti con il tuo impegno serio e fattivo.
    Rifletti, prima di scrivere, ti costa poco.
    Cordialmente
    Angelino Tedde

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